mercoledì 28 maggio 2008

Sulla traduzione automatica

Sbirciando qua e là ho trovato stamattina una curiosa notizia sul blog di Pierre Assouline. Riferisce il giornalista di Le Monde che al Ministero della Cultura hanno deciso di affidare ad un sistema automatico la traduzione dal francese di tutti i siti del Ministero. Le lingue previste sono otto. Fin qui nulla di strano: infatti tutti abbiamo fatto esperienza (con Google o prodotti similari) di traduzioni eseguite dal computer, più o meno riuscite e quasi sempre "simpatiche". Ma la chicca sta nel fatto che si è scelto di non volere nè una rilettura nè una revisione. Motivo ? In questo modo si spende di meno. Apriti cielo: il Sindacato dei traduttori professionali e l'Associazione dei traduttori letterari hanno subito manifestato il loro disappunto, inviando una lettera di protesta in due versioni, una originale e una tradotta (!) dal computer. Ma soprattutto interessante, ed anche divertente, la marea di proteste manifestate tramite i numerosi commenti al blog, che nella quasi totalità esprimono preoccupazione per le sorti della lingua ed in generale della cultura francese, naturalmente prendendosela con l'affossamento della scuola pubblica ed alla fine anche .... con Sarkozy. La notizia che sto riferendo m'ha fatto venire in mente quanto successo, qualche anno fa, quando fu messo in linea affrettatamente e senza aver fatto prima le opportune verifiche un sito di non ricordo quale ministero, dove le varie informazioni, ma soprattutto i curricula di politici e funzionari, erano stati tradotti in inglese con sistemi automatici, appunto. Ricordo bene che il risultato fu esilarante, e tale rimase per un po', finchè qualcuno non s'accorse della gaffe (ma intanto la notizia era corsa sulla stampa, oltre che sulla Rete). Probabilmente i nostri cugini d'Oltralpe staranno più attenti, e magari useranno i servigi di qualche solerte impiegato multilingue del Ministero, prima di mettere le traduzioni on line: noblesse oblige !
Vorrei aggiungere solo una considerazione rispetto al problema del digitale imperante, che senza dubbio ci ha cambiato in meglio la vita negli ultimi decenni, ma che talvolta ci condiziona troppo. Ho avuto modo di conoscere qualcosa, anche se molto superficialmente, del mondo della cosiddetta AI (intelligenza artificiale) quand'ero in attività e per un certo periodo collaborai con équipes composte da medici e informatici in un paio di progetti, definiti un po' pomposamente "cartella clinica automatizzata" e simili. Dunque non mi è del tutto ignoto il significato di sistema esperto, di diagnosi automatizzata, ecc. e di quei software che anni fa sembravano promettere molto, forse troppo. Magari è per questo che ho qualche dubbio sulle concrete possibilità, almeno oggi, di disporre di eccellenti risultati nel campo dell'intelligenza artificiale. Poi, a dirla tutta, non mi entusiasma per niente che un robot diriga l'orchestra sinfonica di Detroit (!) e dunque mi sento ancora di stare dalla parte di coloro che tentano di “ne pas subir le numérique”, come dicono loro. Per concludere, sennò son troppo lungo, mi piace riportare la frase di un ricercatore americano, che diceva press'a poco: prima di lavorare sull' intelligenza artificiale, perchè non facciamo qualcosa per la stupidità naturale ?
Ciao a tutti. Lupo.

domenica 25 maggio 2008

Anna Maria Franzoni santa subito ?


Pur mettendoci tutta la buona volontà di cui dispongo non riesco a capire le motivazioni che hanno spinto Rifondazione Comunista a chiedere la grazia per la Franzoni, condannata a 16 anni di carcere con l'accusa di aver ucciso nel 2002 il figlioletto di tre anni, sentenza resa definitiva dalla Cassazione pochi giorni fa. Il "delitto di Cogne" è stato uno degli eventi più noti degli ultimi anni, spettacolarizzato al massimo dalla TV (Bruno Vespa con la sua trasmissione ci ha vissuto alla grande) e da tutta la carta stampata, senza dimenticare i forum ed i blog. L'Italia s'è spaccata fra colpevolisti e innocentisti, mentre i sopralluoghi ed i dibattimenti in aula hanno visto tra i protagonisti i più illustri penalisti del nostro Paese. Alcuni sostengono che la strategia difensiva volta a strumentalizzare l'uso dei media sia stata voluta dalla stessa famiglia della Franzoni, proprio per coinvolgere l'opinione pubblica e creare difficoltà agli inquirenti. Comunque sia la condanna c'è stata, è definitiva e per quanto si possa comprendere la drammatica condizione di una madre costretta a lasciare due figli piccoli per entrare in carcere e scontare la pena comminata, tuttavia mi sembra prematuro sollecitare sconti di pena o simili. Già si deve riconoscere che la Franzoni non è mai stata trattata come una povera disgraziata qualsiasi: al contrario, ha goduto di mezzi economici e possibilità familiari inusuali, ha anche accusato ingiustamente un vicino di casa, s'è rifiutata di sottoporsi ad accertamenti psichiatrici, ha "sfruttato" una visibilità straordinaria. Per me la Franzoni è una povera donna con qualche problema di testa, che ha vissuto un dramma terribile, che ha sofferto tanto come madre (e tanto dovrà soffrire) e di sicuro non gioisco per il fatto che sia in galera, come penso non facciano nemmeno i più colpevolisti. Ma fra questa umana comprensione, di cui ha parlato pure il giudice, e la richiesta di grazia avanzata da taluni subito dopo l'ingresso in carcere della poverina, beh! ce ne corre. Mi sbaglierò, ma la faccenda della grazia sembra ancora una volta volere sfruttare la tragedia di Cogne, e s'apparenta tanto all'andazzo che va di moda oggi, appunto quello del "santo subito", quasi un tentativo di risarcire il male di vivere e chetare la coscienza collettiva.

Lupo.

giovedì 22 maggio 2008

Ancora corruzione e tangenti

Leggo stamattina su La Stampa la notizia dell'indagine della Procura di Torino che ha portato a diversi arresti fra dirigenti dell'AIFA e procuratori di case farmaceutiche, con l'accusa di corruzione e tangenti. A parte l'ovvia constatazione che il malaffare continua ad imperversare, qui in Italia, e che certi "vizietti" sono difficili da estirpare, l'enormità della faccenda questa volta sta proprio nei protagonisti e nell'oggetto della corruzione. L'AIFA infatti è l'Agenzia per il farmaco, quella che sovrintende alla commercializzazione dei farmaci: dopo aver verificato la "bontà" degli stessi e la loro rispondenza ai requisiti scientifici, concede le autorizzazioni e segue la vita del farmaco ed i risultati del suo utilizzo.
Dal sito del Ministero della Salute (il sito c'è ancora, ma il Ministero non più, come sappiamo) ricavo che il valore di fondo dell'AIFA è "una nuova politica del farmaco nell’interesse primario del malato".
Alla faccia dell'interesse primario del malato ! Infatti, le intercettazioni telefoniche e le indagini nel loro complesso, che vanno avanti da tre anni, avrebbero svelato molteplici interventi degli indagati per accelerare l'immissione di medicinali sul mercato. Ma la cosa assai più grave, tanto da configurare un attentato alla salute pubblica, sarebbe il tentativo di nascondere "possibili reazioni avverse di medicinali sulla salute".
Di fronte ad episodi del genere non si sa più davvero cosa pensare. Si vede che non bastavano il declino, la diffusa sensazione di pochezza morale, l'immondizia di Napoli, le violenze quotidiane sulle donne, la caccia al clandestino e così via.
Buona giornata, nonostante tutto. Lupo.