venerdì 27 giugno 2008

Chiare, fresche e dolci acque


Reduce da un breve giro in Provenza, vorrei ricordare con una foto le acque della Sorgue in Valchiusa, e trascrivere almeno i primi versi della famosa canzone petrarchesca, che celebra il luogo oltre che l'amata Laura.

Chiare, fresche e dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse
co l'angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienzia insieme
a le dolenti mie parole estreme.
.............

mercoledì 25 giugno 2008

In ricordo di Mario Rigoni Stern


Una volta tanto sono grato al mio Comune che ha saputo rendere omaggio al grande scrittore di Asiago, morto qualche giorno fa. Niente di speciale, nessuna manifestazione, semplicemente ha fatto affiggere in città centinaia di manifesti dedicati a Mario Rigoni Stern. Nelle parole che accompagnano il poster c'è l'esaltazione della figura di uomo e di scrittore, ma anche il riferimento ai valori costitutivi della sua opera e della sua vita. Da ragazzo, appena finito il liceo, avevo conosciuto in una conferenza l'autore de Il sergente nella neve ed ero stato molto colpito dalla sua personalità di "montanaro", così poco rispondente ai canoni che allora mi figuravo dovessero contraddistinguere un uomo di lettere. L'ultima immagine che ho di lui risale a qualche mese fa, quando Marco Paolini, al termine della straordinaria performance televisiva tratta dal racconto della tragica ritirata di Russia, rivolse con tutto il pubblico un affettuoso e commovente omaggio al vecchio scrittore presente. Dopo la morte di Luigi Meneghello un altro grande veneto ci ha lasciati, e credo che ci sentiamo tutti un po' più soli e impoveriti.
Lupo.

giovedì 12 giugno 2008

Il mercato dei DRG e la politica sanitaria


Dico la verità: non sono stato troppo sorpreso dallo scandalo della Clinica S. Rita di Milano. O meglio, non avrei immaginato che si potesse arrivare, per cinico affarismo, ad eseguire interventi chirurgici inutili e pericolosi, al limite dell'omicidio, questo no. Ma che in certi ambienti conta solo il dio danaro, via, questo si sa già !
Il primo pensiero, è ovvio, va a quei disgraziati pazienti-clienti usati e sfruttati peggio di cose; ma subito dopo si pensa anche alle centinaia di dipendenti onesti e seri della clinica che adesso inevitabilmente ci vanno di mezzo, subendo la pressione dell'opinione publica e tutto l'ignobile vortice mediatico tipico di questi eventi.
Vorrei dire due parole prendendo spunto da questo episodio. Certe brutture succedono dappertutto, lo sappiamo. Il male fa parte della natura umana, c'è poco da fare. Tuttavia è difficile negare che quanto successo in Lombardia è figlio di un certo modo di fare "politica" sanitaria, nel senso che certi personaggi senza scrupoli hanno trovato terreno favorevole proprio nelle condizioni, nelle scelte, nelle strategie attuate soprattutto in quella Regione, che fin dall'inizio della cosiddetta "aziendalizzazione" del SSN ha privilegiato la componente privata della sanità e di ciò ha sempre menato vanto. Il Governatore Formigoni, da fervente cattolico qual è, dovrebbe avere qualche ripensamento in questi giorni (almeno me lo auguro) e farsi un bell'esame di coscienza: è sicuro di aver fatto sempre le scelte giuste, di non aver favorito gli amici, di non essere stato accondiscendente verso la sua parte politica, di avere disposto gli opportuni controlli ?
Lungi da me l'idea di contrapporre ideologicamente il pubblico ed il privato: non mi pare il caso di banalizzare la questione. Tento di analizzare serenamente la situazione, anche sulla scorta delle osservazioni fatte da addetti ai lavori come il prof. Umberto Veronesi o l'ex-Assessore alla sanità Alessandro Cè (della Lega) a suo tempo dimessosi dall'incarico dopo diversi scontri col suo Governatore o l'ex-ministro Rosy Bindi da sempre in polemica col tanto decantato modello lombardo. L' altro ieri anche il rappresentante dei Chirurghi italiani esprimeva critiche pesanti al sistema dei DRG (quanto costa questa prestazione, cioè quanto "vale") che premia la quantità a scapito della qualità.
Scandali in passato ce ne sono stati, eccome ! Ma questo è peggio di tutti, esprime un degrado impressionante. Se è vero che non dobbiamo criminalizzare tutti quanti per colpa di alcuni cinici affaristi senza scupoli (pochi, tanti, vallo a capire) è altrettanto vero che certe cose succedono non per caso, ma perchè il sistema lo permette. Infatti, quando un reparto ospedaliero viene gestito come fosse una fabbrica e dunque più si lavora e si produce più si guadagna, dove va a finire la tanto conclamata centralità del malato ? Se ciò che conta è il fatturato, la produzione, e battere la concorrenza delle altre strutture similari è una mission, a questo punto chissenefrega della salute del paziente ?
So bene che il vecchio metodo per contabilizzare il costo del ricovero, che teneva conto solo delle giornate di degenza, non reggeva più e doveva necessariamente essere aggiornato. Ma secondo me, come spesso capita qui da noi, ci si è illusi che bastasse copiare dagli americani il sistema dei DRG per avere subito una sanità più efficiente e moderna. Non è stato così: prova ne sia che il deficit (peraltro l'80 % di esso viene soltanto da tre-quattro regioni !) è aumentato di continuo così come gli scandali, le inefficienze, le liste d'attesa, gli errori, ecc. Passata l'ubriacatura per l'aziendalizzazione e la novità dei direttori-manager, i più avveduti hanno cominciato a capire che se è giusto tener conto delle limitate risorse economiche e che in certi casi conviene allocarle diversamente, delegando al privato, è altrettanto sacrosanto però che una vera e alta politica sanitaria non può tener conto soltanto della sostenibilità economica delle prestazioni. Nello specifico penso che l'ottica giusta debba vedere nel privato convenzionato una risorsa, e non soltanto un escamotage per coprire inefficienze e buchi del pubblico. Mi rendo conto che il discorso sul SSN sarebbe molto lungo e articolato, basti pensare ad es. alle contraddizioni insite in un sistema che mette assieme l'Azienda Ospedaliera, che vive e prospera solo fatturando più prestazioni possibile, e l'Unità Locale Sanitaria che invece deve (e sottolineo deve) contenere al massimo le prestazioni erogate ai propri assistiti ! Un paradosso, no ? Sono sicuro, però, che si potrà trovare una giusta via di mezzo fra la sanità pubblica e quella privata. Per arrivare a questo ci vogliono progetti degni di questo nome, uomini capaci ed onesti, e soprattutto controlli non sulla carta, ma veri e autentici, a sorpresa, così da non essere costretti a ritirare le credenziali quando il male è già stato fatto.
Lupo.