martedì 28 ottobre 2008

Fra ottobre e novembre


Seguendo la consuetudine dovrei festeggiare il fatto che è trascorso un anno da quando sono entrato nella rete con un mio blog (o simil-blog), ma preferisco passare la mano, forse perchè superata una certa età si ha una specie di idiosincrasia per gli anniversari.
In ogni caso approfitto dell'occasione per ringraziare gli amici blogger che hanno la cortesia, ogni tanto, di farmi compagnia. C'est tout !
Vorrei invece parlare un attimo di un avvenimento accaduto più di 50 anni fa, che queste giornate di fine ottobre mi hanno fatto ricordare. Avevo iniziato da poco la quarta ginnasio, ero dunque poco più di un ragazzino (portavo ancora i calzoni corti, per dire). Ricordo benissimo che, nel salire per la prima volta lo scalone di Palazzo Gherardi, pensavo con molta preoccupazione ai cinque lunghi anni che avrei dovuto trascorrere in quel posto. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua, intimorito dalle ragazze dell'ultimo anno le quali, vestite col tailleur, mi parevano assurdamente grandi per me, di un'altra specie, tanto da chiedermi cosa ci facessero lì. Ero rimasto colpito anche dal gruppo di giovanotti che sotto il portico, mentre tutti si era in attesa della chiamata nelle aule, si divertivano un sacco a scherzare ed a sbeffeggiare quelli delle ultime classi, soprattutto quelli della terza liceo: qualcuno disse che quegli spacconi erano i maturi dell'annata precedente, dunque ormai fuori dal liceo e liberi infine (tanto le lezioni universitarie sarebbero iniziate a novembre, beati loro).
Le prime due settimane filarono via velocemente, dense di novità per noi che eravamo scesi in città da una piccola scuola media di paese: i professori, le materie, i nuovi compagni "cittadini", l'atmosfera che si respirava .... Mi ambientai abbastanza presto, per la verità, non senza aver pagato lo shock iniziale dovuto un po' alle novità e un po' alla totale disassuefazione allo studio ed ai libri praticata con incosciente entusiasmo per tutta l'estate. Qualcosa andò bene subito, però. Non ci crederete, ma sin dall'inizio mi innamorai del greco: quella lingua totalmente sconosciuta mi sembrava fantastica, da scoprire e gustare piano piano. Per il resto buio totale, nei primi tempi, a parte la matematica, dove un po' di fortuna m'aiutò a riscuotere un certo successo col burbero professore. Ebbi pure alcune sonore batoste qua e là, e mi toccò di fare delle figuracce di cui mi sono vergognato per anni: al termine del primo trimestre gli orribili voti rimediati confluiranno in una pagella brutta, ma proprio brutta ! (sarei poi riuscito a sovvertire questa situazione disperata, ma si trattò di un miracolo di cui parlerò un'altra volta).
Verso la fine di ottobre del 1956 i giornali e la radio davano di continuo le notizie che giungevano dall'Ungheria, e così per la prima volta nella mia vita, pur con la modesta consapevolezza dei miei quattordici anni, mi trovavo ad interessarmi di "politica" ed a cercare di capire cosa fossero e cosa significassero per la gente di Budapest parole come destalinizzazione, culto della personalità, Patto di Varsavia, rivolta, rivoluzione, controrivoluzione, intellettuali comunisti, ecc. Allora mi divennero familiari i nomi di Pal Maleter, Imre Nagy, Khruscev ...
Ebbene, durante quei giorni anche il nostro liceo organizzò una manifestazione per protestare contro l'intervento dei soldati sovietici che di fatto schiacciarono la rivolta. Fu un corteo in piena regola, che sfilò in composto silenzio per le vie della città e si concluse con un discorso pronunciato proprio dal nostro insegnante di lettere: discorso a carattere prevalentemente storico, se la memoria non m'inganna (parlò di santo Stefano il primo re ungherese, dei Turchi, degli Asburgo, di Kossuth e dei moti del 48 ...). Era quella la mia iniziazione alla democrazia, una specie di battesimo, la prima delle manifestazioni pubbliche a cui avrei preso parte nel corso degli anni, non tante per la verità. Forse è come il primo amore, non si può scordare.
Tuttavia molto più nettamente ricordo le parole e l'espressione tesa di Marcello, un ragazzo di quinta ginnasio, capelli e occhi nerissimi, bravo da far paura, quasi un genio, riconosciuto e stimato da tutti, che nonostante i compagni lo sollecitassero a partecipare si rifiutò di prendere parte al corteo sostenendo che i rivoltosi ungheresi erano contro-rivoluzionari e fascisti, che lui non se la sentiva per niente di difenderli, anzi, che la vera rivoluzione era quella sovietica ecc. Confesso che allora non capii questa sua posizione, che mi sembrava sbagliata e basta: ma come non essere dalla parte di studenti e operai che lottavano per la libertà, disposti a sacrificare la vita per la loro patria, che combattevano da soli contro una forza gigantesca che li poteva annientare, senza che il mondo occidentale portasse loro un minimo di aiuto ?
Eppure il ragazzo era contrario. Mi parve del tutto incomprensibile la sua posizione di comunista ortodosso, a dispetto dei suoi quindici anni. Ciononostante fui ammirato per il suo atteggiamento, fiero e deciso. Mi sembra ancora di vederlo solitario, là sotto il portico, che ci osserva scrollando leggermente la testa mentre noialtri ci allontaniamo in fila ordinata e silenziosa.
Lupo.

mercoledì 22 ottobre 2008

I giochi sono fatti ?


Si stanno avvicinando le elezioni in America. Si vota fra pochi giorni, infatti, e sembra che ormai Obama ce l'abbia fatta. Forse ci siamo: non me ne importa niente della scaramanzia, non vedo l'ora di esclamare "hoc erat in votis" !
Data l'età, mi tornano in mente altre elezioni che ho vissuto da studente liceale, nell'autunno del '60. Allora la lotta era fra il giovane Kennedy e Nixon, ma non è nemmeno il caso di parlare di cosa rappresentasse, a quel tempo, la corsa alla Casa Bianca di uno come Kennedy. E' stato detto tutto su di lui, tutto il mondo sa chi fosse e che cosa abbia significato la sua vita politica.
Voglio solo dire questo. Fra i miei ricordi più belli di quell'ultimo anno di liceo conservo le discussioni con i compagni, le letture, le analisi politiche che tentavamo di fare (nel nostro piccolo, come si dice) durante tutta la campagna elettorale. Del resto gli argomenti non mancavano: era un progressista, giovane, cattolico, ricco, colto, esponente di una famiglia importante, insomma un predestinato.
JFK, dopo essere stato eletto nel Novembre del '60, prestò il giuramento il 20 Gennaio 1961. Ebbene, con alcuni altri ragazzi leggemmo diversi giornali per fare uno studio approfondito sul testo del discorso di insediamento. Non avrei mai dimenticato i passaggi fondamentali di quel discorso, la Nuova Frontiera, il famoso "non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese" ecc.
La scalata di Kennedy alla Presidenza si può dire che aveva preso slancio anche dal confronto televisivo avvenuto il 26 Settembre. Oggi i politici in TV sono un'invasione, ma allora si trattava del primo dibattito televisivo visto da milioni e milioni di americani (tra l'altro vinto abbondantemente dal giovane Kennedy).
Questa immagine sbiadita dal tempo vuol essere di buon auspicio.
Ciao a tutti. Lupo.

martedì 21 ottobre 2008

Perchè hanno fischiato "La Marsigliese" ?


Ho notato che, a distanza di più d'una settimana, continuano in Francia i commenti e le polemiche a proposito dell'inno nazionale fischiato allo stadio. Questi brevemente i fatti.
Prima dell'incontro amichevole di calcio fra la nazionale francese e quella tunisina, a Parigi allo Stade de France, quando si procede al rito degli inni nazionali la Marsigliese viene sonoramente fischiata sia dai tifosi tunisini che in generale dai supporter d'origine magrebina presenti. Apriti cielo ! I vari Sarkozy, Fillon, Bachelot se la sono presa proprio tanto per quello che è stato sentito come un insulto. Ma come si permettono di oltraggiare la Francia in questo modo, anche un po' vigliacco, a ben vedere ? E allora il Presidentissimo Sarkozy cosa fa, come reagisce ? Ma semplice: vuole che d'ora in avanti, al ripetersi di simili deprecabili episodi, il match sia immediatamente sospeso ...
Questa decisione somiglia alle sparate di Berlusconi, tutta scena e basta. Infatti come si può pensare di rimandare a casa 60-70000 spettatori, buoni buoni come se niente fosse, senza problemi d'ordine pubblico, solo perchè una frangia di esaltati microcefali ha insultato l'inno nazionale ? La cosa appare francamente irrealizzabile e, come si vede dai commenti dei lettori, l'intromissione dei politici ha persino infastidito non poco i francesi.
Nei commenti si trova un po' di tutto:
- perde ogni dignità quel Paese che accetta d'essere insultato in casa propria
- non è la prima volta che succede (capita un po' dappertutto)
- quando si affrontano le équipes nazionali di Tunisia e Algeria succede di peggio
- recentemente estremisti italiani hanno fischiato l'inno bulgaro
- l'ultimo match Germania-Turchia s'è svolto regolarmente, eppure c'erano motivi di attrito
- questa storia dei fischi è diventato un affare politico che non c'entra con lo sport (Platini)
- forse sarebbe ora di cambiare le parole dell'inno nazionale, un po' grand-guignol in effetti
- si potrebbe decidere di non far più suonare gli inni nazionali, bastano le bandiere
- la reazione si capisce ma non si può accettare
- ..........
Mi fermo per non tediare. Tuttavia il problema vero, la vera domanda da farsi è quella del titolo di questo post. E' interessante cercare di capire i motivi che hanno spinto tantissimi giovani figli di immigrati magrebini a tenere questo comportamento. Parrebbe che essi non solo non si sentano francesi, ma che addirittura odino la Francia. Perchè ? Evidentemente avvertono di non essere cittadini come gli altri, ma al contrario di appartenere ad un'altra cultura, che li lascia di fatto discriminati in quello che pure dovrebbe rappresentare il loro Paese. Sulla carta hanno pari diritti e pari dignità, ma nella realtà della vita (scuola, casa, lavoro ...) non è così. Sicuramente c'entra il fatto che appartengono alle ex-colonie e che i loro nonni o genitori non sono venuti in Francia perchè la amavano, ma per motivi prettamente economici. Del resto anche molti dei nostri vecchi hanno scelto di trasferirsi oltralpe in cerca di un lavoro: erano stufi di mangiare solo polenta, volevano condizioni migliori, mica sono emigrati per un empito di amore nei confronti di coloro che li accoglievano, magari con pochissima simpatia.
In estrema sintesi penso che questi fischi non siano semplicemente un atto idiota ma che al contrario costituiscano un gesto "politico" e sintomatico di un malessere. Inoltre mi parrebbe riduttivo ritenere che questo comportamento sia imputabile solo alle paure ed alle incertezze che pesano sul quotidiano di questa gioventù. C'è di più, secondo me. E' un po' come se questi giovani, non trovando altri modi per far parlare di sè, volessero spettacolarizzare in certo senso la loro protesta per dire a tutti: questa società non ci vuole, e noi non accettiamo questa società. Altro che integrazione ! Se le cose stanno così c'è da preoccuparsi per il futuro, anche di casa nostra, specie con la crisi economica in atto.
Lupo.

giovedì 16 ottobre 2008

Kind of Blue


Quest'oggi mi va di ricordare Miles. E' da un po' che pensavo alla sua vita, non so perchè, e proprio stamattina trovo su La Repubblica lo spunto per andare a rileggere le pagine dedicate dall'artista alla registrazione di quest'album, considerato da esperti ed appassionati come uno dei più belli e importanti del Jazz. Siamo fra marzo ed aprile del 1959 e Kind of Blue nasce in due registrazioni, almeno così narra l'autobiografia. Dice dunque Miles: "... ormai avevo già previsto tutto l'album costruendolo intorno al modo di suonare di Bill Evans" (e qui si capisce l'importanza del pianista bianco, nonostante l'alto livello di tutti i componenti la formazione). E più avanti: "uno butta giù qualcosa e poi altri ci suonano sopra ..." (è il miracolo del jazz). E poco dopo: "... portai soltanto degli abbozzi di quello che ciascuno doveva suonare perchè volevo veramente molta spontaneità in questo lavoro ...". E ancora: "Non facemmo nemmeno prove per questo album ... avevo con me dei musicisti grandiosi".
Detto così sembra tutto molto semplice, facile quasi. Comunque sia ne venne fuori una specie di capolavoro, nonostante Miles Davis abbia sottolineato di non essere riuscito a fare quello che stava cercando di fare. Oltre che geniale era proprio incontentabile, no ?
Lupo.

giovedì 2 ottobre 2008

La scuola secondo la Destra

Giorni fa Veltroni ha spiegato il modo in cui la Destra al potere intende educare le nuove generazioni, e cioè cercando nei fatti di azzerare la scuola pubblica per lasciare campo libero alla TV, divenuta ormai la vera unica palestra formativa nel nostro paese.

Al riguardo mi sembra opportuno ricordare quanto disse Pasolini e rifletterci sopra:

"Non vi è dubbio che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte su cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere. Il fascismo, voglio ripeterlo,non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e d'informazione, non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre".

Buona giornata. Lupo.

mercoledì 1 ottobre 2008

Il frutto avvelenato .....


... della tolleranza zero. Questo il titolo del pezzo di Curzio Maltese sul giovane "Emanuel negro". La vicenda successa a Parma mostra alcune incongruenze e non è totalmente chiara, almeno a sentire i protagonisti, da una parte i vigili urbani e dall'altra il giovane studente ghanese scambiato per uno spacciatore. Se fosse vera la denuncia contro i vigili si tratterebbe di un pestaggio condito con abbondanti dosi di razzismo. Speriamo che non sia così. Tuttavia alcuni recenti episodi, tra cui quello del ragazzo massacrato a sprangate a Cernusco sul Naviglio per aver rubato dei biscotti e quello di un'intera famiglia Rom maltrattata (dicunt) qualche tempo fa dai carabinieri in provincia di Verona per una sosta non consentita, dovrebbero ormai far comprendere alla nostra gente dove ci potrebbe portare il clima delle ordinanze contro tutto e tutti in difesa della tanto sbandierata sicurezza. Contro tutti, è chiaro, purchè siano i più deboli ed indifesi, i diversi, il "nemico" verso il quale coloro che detengono il potere hanno indirizzato le nostre paure.
Lupo.