sabato 31 gennaio 2009

Ultimi

Qualche settimana fa ho sentito recitare nella trasmissione "Blackout" di E. Vaime questa poesia in dialetto perugino (credo) del poeta ed autore di cabaret Giampiero Mirabassi.
M'è piaciuta molto, anche perchè vi ho sentito subito una familiare atmosfera di paese e vi ho ritrovato le cose della mia infanzia.
La ripropongo alla vostra attenzione, in particolare a chi per ragioni anagrafiche potrebbe con piacere e nostalgia riandare un po' al suo passato.
Grazie ed a presto. Lupo.


ULTIMI di Giampiero Mirabassi


No’ semo j ultimi
Che gimme a scola a piedi
Coi calzoni corti
La cartella de fibra col guaderno
E ‘l grembiul nero col colletto e ‘l fiocco.
Che c’emme sopra ‘l banco ‘l calamaro
E ‘nt’ la saccoccia ‘l pane nostro sciapo.


No’ semo j ultimi
Che giocamme a tappini e figurine
N mezzo a le strade senz’ave’ paura
E gimme giu’ pe’ le scese a capoficco
Sul carrozzon co’ i cuscinetti usati.


No’ semo j ultimi
Ch’em visto le botteghe
Co’ i bocconotti sfusi ‘nt’i cassetti
La saponina, la carta moschicida,
l’ojo che se comprava a butijine
e ‘l sale fraido drent’a la buca scura.


No’ semo j ultimi
Col sacchettin de la canfora
Sott’a la camigina
E ‘l santin per giunta, contro le fan tignole.
Che ce lavamme i ricci co’ l’aceto
E li lustramme co’ la brillantina.


No’ semo j ultimi
Che facemme festa pe’ ‘na pigna,
‘na merangola, ‘na melagrana.
Ch’em visto ‘l rosso vero del cocomero,
grande, verde nero, che scricchiava a tajallo.


No’ semo j ultimi
Che facemme i bomb’li col sapone
Per colora’ quele stradette buie
Del centro, che n’n evon visto mai le farfalle.
Ch’em visto ‘l car ch’i bovi a l’Alberata
‘ni’ su per reca’ ‘l mosto ta i padroni.


No’ semo j ultimi
Che sguillamme ch’i ferretti
Sott’a le scarpe nove e rare.


No’ semo j ultimi a sape’
Quil che voleva di’ n’n avecce gnente
E non sentisse poveri.
Sotto ‘sto cielo
‘n mezz’ a ‘sti muri,
de ‘sta citta’.

giovedì 22 gennaio 2009

Dopo la social-card ecco ... la wc-card


Alcuni organi di informazione riportano la notizia che il Comune di Venezia ha deliberato di aumentare le tariffe vigenti, peraltro già non propriamente leggere, per l'utilizzo dei bagni pubblici. Se l'informazione è corretta, il costo per fare pipì nella città lagunare dovrebbe salire a 3 euro nei periodi di maggiore afflusso turistico, ad es. durante il Carnevale, mentre quando c'è poca gente recarsi al cesso risulta molto più conveniente (si spende la metà).
Ovviamente, siccome questa è l'epoca della rete e del "tutto on-line", hanno previsto uno sconto consistente per chi prenota in Internet una apposita wc-card (una card gratuita dovrebbe spettare ai residenti anzianotti, evviva !).
Ora, immaginiamo una coppia che progetta una vacanza da sogno nella più romantica città del mondo: "cara, hai prenotato la wc-card ? stiamo attenti, perchè senza non riusciremo a fare pipì ... ".
Comprendiamo tutti che Venezia è una città particolare, con esigenze che non trovano riscontro in altri luoghi. E chi ci va in visita sa benissimo, dopo averlo provato personalmente nelle proprie tasche, che a Venezia tutto è molto più caro: la sosta per le auto ed i Bus, i traghetti, i bar, i ristoranti, i musei, i cessi ..... Con tutta la comprensione possibile per il Sindaco filosofo, però, via, ormai ci spremono proprio senza nessun ritegno. Diciamo che, per il momento, non si paga l'aria ! Ma chissà, forse qualcuno sta già provvedendo anche a questo.
Ciao. Lupo.

venerdì 16 gennaio 2009

Annozero: Gaza ed il massacro dei civili


A me non è molto simpatico Santoro, che trovo spesso irritante e presuntoso, e non mi piace il suo giornalismo televisivo. Ma stavolta Santoro ha ragione e la Annunziata è in errore. Probabilmente mi sbaglio, ma per me il giornalista-conduttore più che essere un opinion-maker dovrebbe somigliare all'arbitro di una partita, il quale si sforza di far rispettare le regole e mantenere l'equilibrio, dunque dovrebbe presentare i fatti come sono, in tutta onestà, senza orientare l'uditorio. Nessuno può negare che le trasmissioni di Santoro siano sempre orientate: lui ha in testa una sua visione e impegna tutta la redazione (oltre che se stesso) al raggiungimento dello scopo, cioè mostrare e far capire la sua verità. Tempo fa ricordo d'essere stato colpito da una trasmissione sul nord-est, nella quale c'era da dimostrare l'equazione veneti=razzisti. Non ci fu nulla da fare, nonostante alcuni interventi mostrassero proprio il contrario: tanto il messaggio da lasciare negli spettatori doveva essere quello della "razza padana gretta e razzista", e basta. Indubbiamente Santoro è bravo, è abile e sa usare molto bene gli strumenti che possiede. Penso che questo tipo di giornalismo in TV sia legittimo, anche su una rete pubblica come la Rai. Ma a me non piace, tutto qui. Comunque posso cambiare canale, se voglio. Detto questo, ieri sera era diverso. Ieri sera Annozero (il conduttore lo disse chiaramente) non aveva la pretesa di spiegare le ragioni del conflitto Israele-Palestinesi, ma voleva mostrare i fatti atroci di questi giorni, in particolare l'uccisione di tanti civili della striscia di Gaza, specie bambini. E su questo punto non c'è equilibrio che tenga, non ha senso il politicamente corretto e richiamarsi alla "par condicio" o vagliare le ragioni di una parte ed i torti dell'altra, e così via. Penso che di fronte alle immagini trasmesse venisse naturale "orientarsi", per tutti gli spettatori, a favore dei più deboli. E la parte più debole sembra essere proprio quella dei tanti, troppi civili palestinesi massacrati dall'esercito di Israele. Questa non è colpa di Santoro, anche se mi è antipatico, ma di tutti coloro che finora hanno spinto solo sui pro e contro delle parti in lotta, accrescendo le incomprensioni e fomentando l'odio reciproco. E sono molti a non aver fatto niente: l'ONU, i potenti del mondo, i guerrafondai, i politicanti pavidi, i fabbricanti ed i fornitori di armi ecc. Credo che Annozero di ieri sera non potesse essere super-partes, perchè i fatti sono fatti, le immagini che vedi sono quelle e mostrano un eccidio, non c'è dubbio. Secondo me la Lucia Annunziata non ha capito questa cosa, ed il suo tentativo di "par condicio", cioè voler bilanciare in qualche modo la situazione che era inevitabilmente schierata a favore del più debole, cioè dei palestinesi, alla fine è risultato inopportuno nel merito e nel metodo. Infatti ha preteso di criticare l'impostazione della puntata, assumendosi un onere che non le competeva assolutamente, e poi alla fine se ne è andata sbattendo la porta. E' vero che Santoro è caduto in qualche espressione poco "gentile" nei confronti della collega, ma la Annunziata ha sbagliato. Sarebbe stato meglio che rimanesse ad esporre le sue conclusioni, usando tutta la razionalità cui si era richiamata ripetutamente. Andandosene, invece, ha lasciato spazio alle tesi che magari avrebbe potuto contrastare (perchè no ?) portando comunque un suo contributo. S'è comportata come fece Berlusconi proprio in una trasmissione condotta da lei. E' la nèmesi, chissà.
Ma la cosa più sorprendente di tutte, alla fine, è l'uscita di Fini ("si è superato il livello di decenza") che prende le difese della giornalista comunista e propone di censurare Santoro. Ma non dovrebbe essere, lui sì, super-partes ? E' strana questa difesa di una comunista, contro il "fazioso" Santoro, da parte di molti politici di destra, che temo si preparino a imbavagliare l'informazione. Si preoccupano della imparzialità della Rai, ma non dicono nulla sulle nefandezze di Fede, Vespa e compagnia. Come nulla dicono (nè tantomeno fanno) contro la strage di civili innocenti che intanto continua, non solo in Palestina per la verità. Mi chiedo: qual è la decenza, di chi è la decenza, dov'è la decenza ?

Buona giornata. Lupo.

martedì 13 gennaio 2009

Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava ...

Il 16 gennaio di quarant'anni fa Jan Palach si bruciò nella Piazza San Venceslao, nel pieno centro di Praga, come gesto estremo di protesta contro la "normalizzazione" attuata nel suo Paese dopo il fallimento della stagione riformista di Dubcek e l'invasione sovietica. Lasciò scritto: "i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione". Morì tre giorni dopo. Ai suoi funerali prese parte una folla immensa, ma noi non potemmo vedere le immagini di tutto un popolo che esprimeva il suo dissenso, perchè il potere non fece trapelare quasi nulla di quell'avvenimento. Purtroppo altri giovani studenti seguirono l'esempio di Jan, diventando anch'essi torce umane alla maniera dei monaci buddhisti in Vietnam.
All'epoca, qui da noi, certa sinistra ed il Movimento studentesco non furono in grado di capire (non vollero ?) il senso ed il valore del sacrificio dello studente praghese di filosofia. Lungi dal voler suscitare polemiche, ci mancherebbe: è solo il doveroso rispetto della verità. Del resto oggi, a Praga, cosa sanno i giovani ceki di Palach e cosa conoscono della "Primavera" ? Dunque, meglio limitarsi alla pietas.
Per ricordare l'eroico sacrificio di Jan Palach, in un primo momento avevo pensato di inserire una foto di Josef Koudelka scattata durante i funerali, ma poi ho scelto il seguente brano di Guccini, che mi è sembrato perfetto per la circostanza.

Grazie per l'attenzione. Lupo.



Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita,
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga,
ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce...

Son come falchi quei carri appostati,
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.
Quando la piazza fermò la sua vita,
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga...

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga...

lunedì 5 gennaio 2009

La corsa ai saldi e la crisi economica

(vignetta di Vignazia - da Famiglia Cristiana)

Da qualche giorno Tv e giornali ci martellano in maniera quasi ossessiva con la retorica della "corsa ai saldi". Le Tv locali, poi, sono piene di servizi sullo shopping e di interviste a gente che fa (o dovrebbe fare) acquisti. Non so cosa ne pensiate voi. Io, per parte mia, me ne frego dei saldi, dei piagnistei di commercianti e bottegai, degli stupidi che si sentono in obbligo di rinnovare ogni stagione il guardaroba e che riempiono centri commerciali ed outlet, addirittura intasando l'autostrada con code kilometriche. Sono stufo di tutta questa retorica insulsa sui consumi che non si devono fermare, altrimenti la nostra civiltà va a puttane. Sono stufo anche di tutta la schiera di cosiddetti esperti (anche cattedratici) che ogni giorno ci raccontano la loro versione sulla crisi, ma mai ci dicono la verità, e cioè che non ci azzeccano un granchè con 'sto cazzo di economia ! Ho capito che il nostro beneamato premier ci ha invitato più volte a spendere, a consumare, a mantenere il solito stile di vita come se niente fosse. Ma non mi sembra che sia sufficiente il suo ottimismo di facciata per esorcizzare la crisi. Mi sarei aspettato dei consigli più avveduti e maggiormente conformi alla gravità della situazione: che so, un invito alla sobrietà, al risparmio e cose del genere. Forse sono io a non capire, a non analizzare correttamente la situazione. Non so. Forse i tempi che viviamo, come notava giorni fa Giorgio Bocca, vedono negli umani ormai solo dei consumatori e basta.
E allora, avanti con le corse: ai regali di Natale, alle vacanze sulla neve o nelle località esotiche, ai saldi e via dicendo; tanto tra poco tempo si inizierà con le settimane bianche e poi si passerà ai week-end di primavera ed alle prime corse al mare. Tutta una corsa. Dove si andrà a finire, poi, non si sa: l'importante è partecipare ai riti collettivi del consumo, dello spreco, del divertimento sempre e comunque. E tutto questo sempre con la benedizione ammiccante delle Tv. Passi per le commerciali, ma che anche la Tv di stato si presti all'ottundimento generale mi infastidisce molto.
Buona Befana a tutti. Lupo.

venerdì 2 gennaio 2009

Quando l'airone ripiegò le ali


Il 2 gennaio 1960 moriva Fausto Coppi, per tutti "il Campionissimo". Per un tragico destino, ma soprattutto per la stupidità dei medici che non seppero riconoscere la malaria, a poco più di quarant'anni finiva la leggenda dell'airone. Chi ha vissuto quell'epoca del ciclismo, ancora "eroico" per certi aspetti, ma che proprio grazie a Coppi già si stava modernizzando, certamente ricorda l'enorme impressione che suscitò in tutta Italia la notizia della sua morte. Ero un ragazzo allora, e piansi di nascosto quando lo seppi dalla radio: speravo, come tutti, che la sua fibra eccezionale avrebbe vinto anche questo ennesimo colpo di sfortuna. Invece andò diversamente, purtroppo. Per me non c'è più stato uno come Fausto Coppi.
Ciao. Lupo.