lunedì 25 febbraio 2008

Valori, principi e simboli dell'Italia oggi

Qualche giorno fa Il Sole-24 Ore Domenica ha lanciato una sorta di "gioco" fra i lettori, non un sondaggio come quelli che tutti i giorni troviamo sulla stampa on-line, ma un tentativo di trovare quel qualcosa che ci unisce, quel carattere o valore o simbolo in grado di rappresentare l'unità nazionale (se esiste). Per meglio inquadrare il problema e facilitare in certo modo la collaborazione dei lettori che sarebbero intervenuti con il loro commento, il giornale ha richiesto preliminarmente ad alcuni dei suoi tradizionali collaboratori di esprimersi nel merito. Il tutto si può trovare sul Il Sole-24 Ore. Con i miei modestissimi mezzi vorrei provare anch'io a compiere un'analoga operazione, non senza aver prima chiarito il significato del termine "valore" che oggi è un po' sulla penna e sulla bocca di tutti, usato spesso con disinvoltura ed in modo errato. In questo caso mi faccio aiutare dal bello scritto del prof. Zagrebelsky su La Repubblica del 22 u.s. dal titolo "Valori e diritti nei conflitti della politica" nel quale il costituzionalista chiarisce il significato autentico dei concetti di "principio" e "valore" di cui noi, appunto, ci serviamo indistintamente come se indicassero la stessa cosa. Ma non è così. Semplifico al massimo l'illustrazione di Zagrebelsky. Il "valore" è qualcosa che deve valere, dunque rappresenta un bene finale, per il raggiungimento del quale è giustificata qualsiasi azione, è totalizzante e "tirannico" (nel senso che soltanto uno dei valori in conflitto prevale). Il "principio" invece è un bene iniziale, è normativo rispetto all'azione, non è totalizzante e assolutistico (si dice che i principi si possono bilanciare). Dice il prof. Zagrebelsky che è più difficile ragionare per principi, ma è quello che ci chiede la nostra Costituzione: ad esempio ognuno di noi vuole la libertà ma anche la giustizia, la democrazia ma anche l'autorità e così via. Altra considerazione interessante: chi agisce "per valori", ossia si ispira all'etica dei valori, spesso è dogmatico e intollerante, chi al contrario agisce "per principi" sa di dover essere tollerante. L'articolo poi, da queste premesse di carattere generale scende alle discussioni di oggi sui temi cosiddetti eticamente sensibili (aborto, rianimazione dei feti, ecc.) e dimostra come nella questione dell'aborto ci siano due esigenze di tutela, due principi, il diritto della donna e del concepito, e quando i due diritti entrano in collisione e dunque il problema che si presenta è gravissimo, non si può agire con intolleranza cercando la soluzione solo da un lato, ma si devono considerare "tutti i principi coinvolti". Cioè, di nuovo, occorre ragionare per principi e non per valori. Se qualcuno è interessato a scorrere l'intero articolo lo può trovare qui.

Vengo all'argomento principale del post. Non mi va di parlare in negativo, quindi tralascio le affermazioni del tipo "ci unisce la mancanza di valori" oppure "i nostri caratteri distintivi sono il il trasformismo e la slealtà" o frasi del genere. Dunque, se devo ricercare qualcosa che ci unisca veramente in positivo e rappresenti una specie di tessuto connettivo di noi Italiani, non riesco a pensare se non ai seguenti due simboli: il primo è l'attaccamento alla casa, proprio nel senso di mura, solidità, sicurezza. Per essa facciamo di tutto, siamo disposti a qualsiasi sacrificio, e non c'è differenza fra Nord e Sud o fra città e campagna. La casa per noi significa moltissimo, significa ad es. anche famiglia e legami affettivi e penso che questo "bisogno" ci unisca, in qualsiasi regione si viva. L'altro carattere che ci contraddistingue è la diffusa presenza del patrimonio artistico-culturale che ci siamo trovati in eredità, direi meglio, la consapevolezza di possedere questa ricchezza, che poi è la nostra vera storia, dato che come Nazione ne abbiamo una ancora tutta da "farsi". Sono curioso di sentire il vostro parere al riguardo e vi ringrazio in anticipo del vostro intervento. Buona giornata. Lupo.



domenica 24 febbraio 2008

A great day in Harlem

Desiderando allentare un po' la normale tensione settimanale, oggi prendo lo spunto da un articolo di Gino Castaldo su Repubblica, che intende celebrare una strordinaria foto di quasi cinquant'anni fa di Art Kane (che sarebbe diventato un grande fotografo musicale) scattata ai protagonisti, vecchi e nuovi, del mondo del jazz di allora. Quello scatto dell'estate 1958 alle 10 di mattina, un'ora molto improbabile per dei jazzisti, fu una specie di festa improvvisata. Ci si trovarono assieme "vecchi" protagonisti come Coleman Hawkins, Count Basie, Lester Young, Charlie Mingus,Thelonius Monk, Dizzie Gillespie e personalità emergenti tipo Gerry Mulligan, Gene Krupa, Johnny Griffin: a quel tempo la musica jazz si trovava come in uno spartiacque ed erano sulla breccia contemporaneamente più generazioni stilistiche. Si pensi che di lì a poco si sarebbe affermato il "free jazz". Non ricordo un'altra foto con un così alto numero di musicisti riuniti in gruppo (la cronaca dice che erano 57). Manca "Bird", che era morto tre anni prima.
Buona domenica a tutti. Lupo.

martedì 19 febbraio 2008

Maisons de tolérance


Ho visto da qualche parte che ci sarebbe un altro anniversario da ricordare in questo 2008, e precisamente i 50 anni dalla abolizione delle cosiddette "case chiuse" o case di tolleranza (come si chiamavano in Francia). Per la verità bisognerà attendere fino all'autunno prossimo per celebrare la vera e propria fine della prostituzione legalizzata: infatti il 20 febbraio 1958 venne sì approvata la legge in via definitiva (dopo 10 anni dalla prima presentazione) ma non entrò subito in vigore, perchè fu concessa una proroga di alcuni mesi. Ho letto che, comunque, già dal 1948 non erano più state concesse altre licenze per l'apertura di nuovi esercizi "commerciali". Non ci si meravigli per l'aggettivazione che ho scelto di usare, poichè di vero commercio si trattava, e su di esso lo stato lucrava anche le sue brave tasse. La legge era stata promossa e voluta con grande determinazione dalla senatrice Merlin, passata alla storia della giovane repubblica italiana per questa sua meritoria azione. So bene che la discussione attorno all'abolizione delle case di tolleranza fu assai aspra e lunga, e che anche in tempi recenti si son fatte sentire voci favorevoli alla loro riapertura. In effetti il problema della prostituzione di strada aumentata a dismisura, con annessi sfruttamento, violenza e criminalità è sicuramente grave e difficile da risolvere, oltre che rappresentare uno spettacolo degradante, sotto tutti i punti di vista. Ma credo sia eticamente riprovevole solo pensare di ripristinare a' sensi di legge lo sfruttamento della donna, indegno di qualsiasi paese civile. Come ogni sfruttamento. Sì, è vero, chi vende il proprio corpo (uomo o donna) c'è sempre stato e sempre ci sarà, ma ciò non mi pare un buon motivo per cancellare cinquant'anni di progresso civile ! Ho ritenuto di accennare a questo avvenimento importante nello storia della crescita sociale del nostro Paese, unicamente perchè secondo me esso assume un particolare valore proprio oggi , mentre è in atto un tentativo di ricacciare indietro le donne e vanificare le loro conquiste, come dimostra l'attacco alla legge 194.
Buona giornata. Lupo.

giovedì 14 febbraio 2008

Il Partito della Vita e "don Giuliano"

Ciò che è successo a Napoli al Policlinico II, se la notizia è vera, è piuttosto preoccupante. Infatti, a seguito di una denuncia, alcuni agenti di polizia sono intervenuti in ospedale per verificare se si stesse praticando un aborto al di fuori delle regole stabilite dalla legge. Oltre alla constatazione che non s'era mai visto un intervento delle forze dell'ordine nelle corsie ospedaliere a causa di un aborto terapeutico, dà molto fastidio che si siano usati (almeno a sentire quanto si dice) modi troppo spicci e poco riguardosi per la donna cui era stata appena praticata l'interruzione di gravidanza, e per la sua vicina di letto. Stamattina su Repubblica il prof. Veronesi dice chiaramente che sono state infrante le regole-base della buona medicina e che quella paziente non è stata tutelata come doveva, sotto tutti i punti di vista. Non so se questo episodio si possa far rientrare nel pessimo clima che si sta vivendo qui in Italia da un po' di tempo a questa parte, attorno alla questione della legge 194 ed al tentativo di una sua revisione o addirittura di una sua rimessa in discussione. Ovvero se esso vada ascritto al più generale interesse elettoralistico delle parti politiche in lotta (vedi, ad esempio, la discesa in campo di Ferrara spalleggiato dalla CEI). Comunque sia mi pare deprimente, oltre che vigliacco, il tentativo di rimettere in discussione i diritti di libertà che le donne si sono conquistate a forza di sacrifici e lotte. C'è una grandissima falsità in giro, come se gli italiani fossero tutti degli imbecilli che non sono in grado di capire un bel niente. Ed ecco allora che i cosiddetti “pro-life” vogliono farci credere che l'aborto è stato introdotto dalla 194, che prima non c'era, che non sono mai esistiti le “mammane”, le pratiche clandestine, i medici affaristi, le cliniche svizzere, ecc. Secondo me è indecente questo tentativo di ricacciare indietro la società civile, con il sostegno di falsi cattolici, di atei devoti e di una classe politica ipocrita. E poi a parlare ed a decidere siamo quasi sempre noi uomini, che non viviamo mai sulla nostra pelle, anzi nella nostra carne, il dramma di una donna che si sta dolorosamente negando una maternità. Voglio dire: sono sempre gli uomini a mancare di responsabilità, ossia a lasciare tutto il peso di una scelta così drammatica solo sulle spalle della donna, come se decidere di non portare a termine una gravidanza (per tanti motivi, salute, mancanza di mezzi materiali, abbandono, ecc.) debba essere un problema soltanto delle donne. E' tremendamente ingiusto che questo fallimento, perchè tale è l'aborto, ricada solo su di loro: anche la Aspesi lo rileva, domandandosi dove sono gli uomini quando si tratta di assumersi questa responsabilità. Ma forse mi sto sbagliando, perchè ci sono, eccome, i maschi ! Basta vedere, ad esempio, chi parla in nome della Chiesa: in quest'ambito non sono certo le donne a far sentire la loro voce. Ma in generale è maschile o maschilista un po' tutto il potere, religioso, politico, economico, sociale, ecc. (almeno così mi sembra). Nello specifico della moratoria degli aborti, so bene che in certe nazioni come la Cina e l'India esiste un problema di natura eugenetica, che è all'attenzione dell'ONU. Ma qui da noi non si può disconoscere che da quando esiste la 194 il numero degli aborti è in calo e sono spariti quelli prima praticati nella clandestinità. Eppure si vuole far sentire le donne come criminali assassine. Per me questo è allucinante e mistificatorio, e mi sembra impossibile che la gente non lo comprenda. Bisogna constatare, tuttavia, che sono in crescita le IVG fra le minorenni, e ciò è molto preoccupante perchè dimostra come siano del tutto carenti l'informazione e l'educazione sessuale, a partire dalla scuola. Al riguardo credo che le colpe si possano dividere equamente fra le gerarchie cattoliche ed i politici parrucconi, entrambi timorosi che ragazzi troppo “esperti” sul sesso (!) diventino automaticamente sempre più licenziosi e peccatori. In ogni caso il dibattito intorno alla denatalità crescente, alla fecondazione assistita ed alla 194, non viene svolto con la sobrietà e la delicatezza che meriterebbero simili aspetti della vita individuale e sociale. Non è finalizzato alla crescita complessiva della società civile e ad un innalzamento del livello di maturità e consapevolezza dei cittadini. Al contrario, mi pare, dimostra l'incapacità degli organismi politico-sociali laici ma anche l'inadeguatezza della Chiesa a dare delle risposte costruttive, ossia qualcosa di più e meglio dell'arretramento su posizioni oscurantiste, come pare di cogliere dintorno. Peggio di tutti, però, è l'indegno spettacolo di coloro (vedi "don" Giuliano Ferrara) che per un pugno di voti o per calcolo si gettano pesantemente sull'arena elettorale sperando di lucrare qualcosa. E sempre a scapito delle donne, non sembra anche a voi ?
Ciao. Lupo.

giovedì 7 febbraio 2008

Boicottare gli scrittori o Israele ?


A maggio si terrà a Torino la Fiera del Libro, alla quale gli organizzatori hanno invitato come ospiti d'onore alcuni scrittori israeliani, volendo celebrare il 60^ anniversario della fondazione dello Stato di Israele. Ne sono nate molte polemiche, persino la richiesta di boicottaggio degli scrittori di quel paese espressa dalle formazioni più radicali della sinistra, nonchè dalle organizzazioni mussulmane e palestinesi presenti qui in Italia e da un'associazione di scrittori arabi. Ho letto diversi commenti sulla questione, anche sulla stampa francese (a Parigi fra un mese circa si terrà un Salone del Libro) ma, secondo quello che ho capito, si fa molta confusione e si mischiano la carte, poichè prevalgono i motivi politici ed ideologici, che poco hanno a che vedere con i libri e la letteratura.
Ai fautori del boicottaggio, spesso accecati dal loro fanatismo e bramosi d'avere sempre un nemico da combattere, al punto da vedere negli scrittori israeliani lo Stato ed il Governo d'Israele, massacratore e guerrafondaio, si può rispondere che un romanziere rappresenta se stesso e non lo Stato dove vive, e poi che nessun Governo scrive libri. Questo è abbastanza facile, no ? Per inciso alcuni di questi scrittori, come Oz, Grossman, Yehoshua sono conosciuti ed apprezzati come pacifisti ecc. ! Ma se, per dimostrare d'aver ragione, i boicottatori adducono il poco edificante episodio della censura imposta l'anno scorso al testo di Ariel Toaff, edito dal Mulino, sui presunti sacrifici umani praticati in certi ambienti ultraortodossi ebraici nell'Europa dal 1100 al 1500, come la mettiamo ? Si trattava, ricordate, di una pubblicazione storica, dunque a carattere scientifico, di validità magari discutibile ma che non doveva essere "purgata" come di fatto avvenne, con Israele in prima fila ! Beh, a costoro si potrebbe obiettare che sarebbe un disastro ripetere lo stesso errore, non vi sembra ? C'è poi chi tira in ballo il boicottaggio a suo tempo praticato nei confronti del Sud Africa contro l'apartheid e ci chiede: se quel comportamento di allora andava bene, perchè diventa riprovevole oggi se va contro lo stato ebraico ? Forse (ripeto, forse) si può far osservare che Israele è l'unica democrazia presente in quell'area.
E' proprio vero che talvolta è difficile astrarre, prescindere dalla dimensione politica e quindi liberarsi dai troppi condizionamenti che ci limitano, ma io non riesco a pensare che la letteratura sia sempre e comunque "combattente e portatrice d'identità". Aldo Grasso l'altro giorno ha invitato alcune personalità, note per essere intellettuali progressisti ed amanti dei libri (Fabio Fazio, Corrado Augias, Neri Marcorè tra gli altri) a pronunciarsi decisamente contro il tentativo di boicottaggio, come peraltro hanno già fatto politici di spicco della sinistra: ad esempio Piero Fassino ha detto che si deve dire no al boicottaggio, in quanto "contesta lo strumento insostituibile e primario di qualsiasi convivenza civile: è attraverso i libri che il pensiero trasmette conoscenze, sapere, idee, cultura". Per alcuni l'invito di Grasso è stato esagerato e troppo imperioso. Io ritengo che non è mai esagerato rifiutare gli appelli alla censura e contrastare qualsiasi tentativo di linciaggio morale. E comunque, tornando all'argomento, mentre penso che per le controversie ed i conflitti internazionali si dovrebbe ricorrere all'ONU e non agli scrittori, non sono così sicuro che in Europa sia sparito definitivamente l'antisionismo, nonostante l'Olocausto. E se è vero che il problema Israele-Palestinesi è indubbiamente grave, complesso e va risolto una volta per tutte, magari con la soluzione dei due Stati, è altrettanto vero che prendersela con i libri fa riaffiorare lugubri ricordi di troppe repressioni, non vi sembra ?
Ciao. Lupo.

martedì 5 febbraio 2008

Poltrone vuote: fine della legislatura


Mi ero ripromesso di non affrontare l'argomento "crisi di governo" e relativo contorno. Ma oggi si chiude la legislatura, dunque posso rompere il giuramento, no ? Vorrei riportare le parole con cui G.A. Stella termina l'articolo odierno su Corriere.it, che secondo me descrivono benissimo cosa è stato quest'ultimo parlamento italiano: "..... una legislatura tragica e ridicola, drammatica e insensata, di buone volontà e esasperanti furbizie, di virtuosi risparmi e sventurati sprechi. E chiusa così come si doveva chiudere. Con quello svenimento in diretta dell'ex mastelliano Stefano Cusumano, crollato su un fianco tra gli insulti e gli sputi come l'avesse fulminato Giove pluvio. Un colpo di teatro perfetto, per un teatrino".
E adesso si dia inizio alla disfida ! Tutti a caccia di voti .... e di posti. Ciao a tutti. Lupo.