martedì 19 febbraio 2008

Maisons de tolérance


Ho visto da qualche parte che ci sarebbe un altro anniversario da ricordare in questo 2008, e precisamente i 50 anni dalla abolizione delle cosiddette "case chiuse" o case di tolleranza (come si chiamavano in Francia). Per la verità bisognerà attendere fino all'autunno prossimo per celebrare la vera e propria fine della prostituzione legalizzata: infatti il 20 febbraio 1958 venne sì approvata la legge in via definitiva (dopo 10 anni dalla prima presentazione) ma non entrò subito in vigore, perchè fu concessa una proroga di alcuni mesi. Ho letto che, comunque, già dal 1948 non erano più state concesse altre licenze per l'apertura di nuovi esercizi "commerciali". Non ci si meravigli per l'aggettivazione che ho scelto di usare, poichè di vero commercio si trattava, e su di esso lo stato lucrava anche le sue brave tasse. La legge era stata promossa e voluta con grande determinazione dalla senatrice Merlin, passata alla storia della giovane repubblica italiana per questa sua meritoria azione. So bene che la discussione attorno all'abolizione delle case di tolleranza fu assai aspra e lunga, e che anche in tempi recenti si son fatte sentire voci favorevoli alla loro riapertura. In effetti il problema della prostituzione di strada aumentata a dismisura, con annessi sfruttamento, violenza e criminalità è sicuramente grave e difficile da risolvere, oltre che rappresentare uno spettacolo degradante, sotto tutti i punti di vista. Ma credo sia eticamente riprovevole solo pensare di ripristinare a' sensi di legge lo sfruttamento della donna, indegno di qualsiasi paese civile. Come ogni sfruttamento. Sì, è vero, chi vende il proprio corpo (uomo o donna) c'è sempre stato e sempre ci sarà, ma ciò non mi pare un buon motivo per cancellare cinquant'anni di progresso civile ! Ho ritenuto di accennare a questo avvenimento importante nello storia della crescita sociale del nostro Paese, unicamente perchè secondo me esso assume un particolare valore proprio oggi , mentre è in atto un tentativo di ricacciare indietro le donne e vanificare le loro conquiste, come dimostra l'attacco alla legge 194.
Buona giornata. Lupo.

14 commenti:

roma fabrizio ha detto...

Non sono mai stato capace di capire se sono o no a favore delle "case di tolleranza". Quando ci penso, mi vengono in mente scene di film felliniani o i quadri di Lautrec. In entrambi ci vedo anche note di romanticismo. Non ho potuto conoscere quel tipo di "case", ma ne ho conosciute altre che hanno da subito tradito l'aspettativa "romantica" che avevo di questo genere di posti.
Molte strade di Roma sono occupate di giorno e di notte da giovanissime ragazze, quasi completamente nude (in estate) che si muovono e si gettano quasi in mezzo alla strada, provocando umani distrazioni che a volte generano tamponamenti o al meglio il rimprovero della moglie, compagna, fidanzata che siede accanto al guidatore che non può proprio fare a meno di guardare.
Non è un bello spettacolo, soprattutto quando si passa con bambini piccoli e queste "prostitute" sono poco più che ragazzine col temperamento oramai di un'ultracinquantenne. Non parliamo poi dei trans, veri e propri "artisti di strada", capaci di produrre un mini spettacolo hard o fetish, nel giro di un batter di ciglio. E' un peccato. Non so quale sia la formula migliore per evitare il fenomeno, ma è troppo diffusa, secondo me, una valutazione che ormai sta solo per giustificare il fenomeno e tutti ne sono d'accordo: "è il mestiere più vecchio del mondo". Forse è così, ma è anche il più "povero". Dico povero, non certo riferendomi ai potenziali incassi, ma alla povertà della sua essenza. Vendere il proprio corpo, o meglio, noleggiarlo a chiunque offra un prezzo, non è proprio civile ne edificante. Devo però anche dire che da ragazzino diciassett'enne, quando le mie coetanee erano ancora ultrapiatte e con i calzettini bianchi, queste signore, un pò formose, mal vestite, riscaldate in inverno da un fuoco di legnaccia e scatoloni, ma simpatiche nel loro personaggio, aiutavano, con la fantasia, me e i miei coetanei a formarci la nostra trasgressione sessuale, che comunque più o meno tutti hanno. C'è un problema, che più di una volta ho letto sui giornali, molte studentesse si prostituiscono per pagarsi gli studi; molte casalinghe per farsi i vestiti; alcune professioniste, addirittura, per fare carriera. Mi sembra un pò troppo rispetto al bisogno, magari, di mantenere un figlio "nato per caso", o semplicemente di sopravvivere. Credo che ormai, prostituzione, mafia, corruzione, sono ormai nel nostro modo di vivere. Non c'è niente di male, se nessuno lo sa e se non si fa del male a nessuno. L'importante è vivere bene, poi se ci si prostituisce con uomini, donne, e altro tutto sommato.....
Credo, per concludere, che case chiuse o case aperte, il fenomeno rimarrà in eterno, si tratta solo di dargli almeno un pò di regole di costume, igiene ed educazione e magari dare la possibilità di contribuire un pochino anche alle entrate fiscali, dato che i guadagni sono più che interessanti.

Roma Fabrizio

DolceBuba ha detto...

Come dice Fabrizio, il mestiere più antico del mondo non scomparirà mai. Per cui, piuttosto che vedere quelle povere ragazze sul marciapiede, sarebbe meglio secondo me che l'attività fosse svolta nelle case di tolleranza...

Anonimo ha detto...

Giungo da "gobettiano".Bisogna che gli chieda cosa significa "blog esteri".
Penso anch'io che creare dei quartieri a "luci rosse" sarebbe fare un grande passo avanti per ciò che riguarda la prostituzione.Un'attività come un'altra,in cui donne e uomini vendono le prestazioni sessuali al posto di abiti o scarpe.Con tanto di dichiarazione dei redditi.
Ciao

Cristiana

Anonimo ha detto...

Caro Lupo,
in tutte le grandi città d'europa, esistono i quartieri a luci rosse dove uomini, donne e altri...prestano i loro servizi a pagamento in modo pulito, organizzato, disciplinato,ecc... ma tutto ciò non risolve il problema della prostituzione che é un fenomeno dilaganete in continua crescita ovunque. Speculare su chi non ha nulla di più del proprio corpo per vivere per me è uno dei più vili e meschini dei peccati che gli uomini possano commettere e lo Stato non dovrebbe in alcun modo farsi garante di certi atteggiamenti deprecabili, anzi li dovrebbe scoraggiare, perseguire, proibire o meglio ancora prevenire dando a tutte queste persone la possibilità di guadagnasi da vivere onestamente con un lavoro pulito e dignitoso.
Tutti i mali della società nascono, crescono e si diffondono quando lo Stato é assente o impotente e legalizzare una piaga sociale equivale ad una resa del sistema che non é capace di arginare il fenomeno.
Se alla base di tutto c'é un bisogno economico individuale, allora non si deve pensare a come migliorare il traffico delle donne dell'est o a
potenziare quello delle senegalisi o di altri... per massimizzare i guadagni degli sfuttatori, ma occorre venire incontro alle singole esigende di tutte queste anime sofferenti.
Esercitare la professione più antica del mondo per strada o in all'interno di case, rimane sempre la più squallida forma di "amore" ed io non capirò mai come mai nonostante tutti i "se" e tutti i "ma" questo sia l'unico settore che non risente minimamente della crisi economica.

Anonimo ha detto...

Non so se sia un virus,fattosta' che sulla piattaforma di typepad, siamo in molti ad avere questo problema.Ora pare che Tafanus me lo abbia risolto.
Grazie!

Cristiana

marcopilotto ha detto...

Onestamente la mia posizione è diversa da quella di Lupo. Non colgo la connessione diretta tra chiusura dei casini e progresso verso la civiltà. La prostituzione rimane, solo ha assunto delle forme diverse e anche peggiori grazie alla vera e propria tratta delle schiave, spesso minorenni, dall'est e dalla Nigeria. Questa deriva orrenda del fenomeno dovrebbe essere combattuta con determinazione, e chissà, senza pretendere di avere delle facili soluzioni, la riapertura delle case chiuse potrebbe aiutare a smantellare, almeno in parte, questo tipo di criminalità regolamentando il tutto, oltre chè a "ripulire" le strade.
Se poi la vogliamo mettere su un piano morale, avrei alcune considerazioni da fare.
1) Non tutte le donne che si "vendono" lo fanno perchè fisicamente o psicologicamente costrette o perchè economicamente disperate, anzi. E`troppo facile pensarla così e ci mette a tutti un po' il cuore a posto.
2)Non mi sembra così scontata l'idea che la prostituzione, almeno quando è libera e cosciente, sia una forma di sfruttamento dell'uomo sulla donna. Ho la forte tentazione di pensare esattamente il contrario.
3) La donna può "vendere" il proprio corpo in diversi modi che io trovo molto più riprovevoli. L'altro giorno vedevo due belle ragazze, giovani, sui 18-20 anni, andare in giro in pattini, con pantaloncini corti e felpina colorata, sorriso di circostanza stampato sul viso e pacco di deplian in mano nel tentativo di rifilarti chissà che prodotto o magari solo per publicizzare qualche locale. Non è "prostituzione" questa? Non è, meglio ancora, sfruttamento del corpo altrui fino a ridicolizzarlo e volgarizzarlo? La grande company o il locale in voga che utilizza a basso costo due ragazzine ingenue (?)per i propri affari. Ah no, scusate, mi rendo conto che dovrei chiamarlo "emancipazione della donna" .Questo succede a basso livello, poi c'è il mondo dello spettacolo e della televisione che ci offre prodotti molto più "raffinati". Le pubbliche mogli almeno ti garantiscono un servizio, queste a che servono?
4)Anche le cassiere del Lidl stanno vendendo il proprio corpo e non ne sembrano molto felici.

roma fabrizio ha detto...

Ho conosciuto i quartieri a luci rosse delle città che hanno saputo "organizzare" il fenomeno. Capisco se ci si entra da ragazzini curiosi e ingenui, ma in realtà sono di quanto più squallido possa esistere. Per questo dico che è veramente difficile, per me, dire o pensare alla soluzione migliore. Bisogna dire che la prostituta è, per alcuni, anche una persona alla quale stare un pò vicino e, seppur per finzione, almeno per un ora esserne innamorati. Ci sono infatti tante, tantissime persone sole e anche il sesso e il desiderio di essere innamorati o di piacere fanno parte della vita. Ma questo non si trova di certo per la strada, dove in dieci minuti devi fare tutto e poi avanti il prossimo. Le case chiuse degli anni trenta e quaranta forse erano molto diverse. Io dico così, senza esperienza e solo perchè ho visto qualche film dove venivano descritte con queste caratteristiche. Addirittura c'erano dei salotti dove ci si incontrava, si beveva caffè e si mangiavano biscottini e c'erano clienti che andavano solo ed esclusivamente con la loro preferita.
Non lo so.
Poi credo che quello che dice Marcopilotto al punto 1) e cioè che non tutte le donne lo fanno perchè costrette, sia vero; ma non mi convince il fatto di pensare che una ragazza, se giovane e bella, va in giro mettendo in risalto le sue forme, sia simile ad una prostituta. Forse il corpo della donna è stato in malomodo e troppo sfruttato al punto tale da trovarselo davanti pure in una pubblicità di una macchina.
Non è un caso ad esempio che io abbia descritto nel mio profilo che la donna più sexy è una donna vestita.
Ma le prime a ribellarsi forse dovrebbero essere le donne stesse.
per esempio le mamme delle veline, letterine e quant'altro che accompagnano le loro figlie ai provini. Ma se la priorità sta nel successo e nel denaro, allora un pò di nudo si può anche mostrare senza alcun minimo imbarazzo.

marcopilotto ha detto...

Anch'io sono convinto che i quartieri a luci rosse siano di uno squallore e di una tristezza incredibile e non favorirei assolutamente la loro formazione. Le case chiuse dovrebbero rimanere sparse, piccole e sobrie. Però, verrebbe anche a me da pensare che dovessero essere diverse una volta, non solo esteticamente ma anche nella loro funzione sociale. Immagino che il casino di uan volta stia al quartiere a luci rosse di oggi come un mercato rionale sta ad un centro commerciale, un'osteria ad un Speedy Pizza, il cinema di quartiere ad un multisala. Temo che in effetti, seppure il principio mi trova d'accordo, ne verrebbe fuori l'ennesima porcheria moderna.
Riguardo alle ragazze vestite, sia chiaro, non è questione di andare in giro con l'ombelico fuori ( e comunque secondo me una donna orientale o africana con indosso il velo è mille volte più affascinante elegante ed intrigante di quella con l'ombelico di fuori). E`questione di farlo per denaro. Quello che intendevo dire è che andarsene in giro come cretine con i pattini e le coscie di fuori a fare sorrisetti idioti è più squallido e volgare della prostituzione in senso stretto, soprattutto nel suo essere pianificato e razionalizzato dall'alto come operazione di marketing. Ed è ipocrita nel suo nascondersi dietro maschere come quella della PR, della modella, della velina, della valletta, della hostess, dell'attrice.

Anonimo ha detto...

LUPO,
che argomento difficile e complesso! Non ho idee chiarissime a riguardo ma,sfruttamento per sfruttamento,comprea e vendita,squallore non disgiunto alla pena e valori aggiunti di "conquista civile?",confesso che,una riflessione in più sul ritorno delle case chiuse tutelate da (solide) normative,mi lo son posta più di una volta.A parte poi che, le cosiddette "meretrici" o "puttane" possono fare anche un gran bene alla fragile umanità di cui TUTTI siamo impastati.E non parlo solo sotto il profilo del (libero sfogo sessuale) ma,per un'autentico scambio UMANO.Ricordo di una persona di "alta" sensibilità che mi aveva confessato d'aver frequentato per un certo periodo "quelle case" quando ancora erano aperte.L'ho faceva semplicemente per conoscenza e aprire liberamente i pensieri segreti del suo cuore.E quando mi raccontava ciò,i suoi occhi erano chiari e limpidi e pieni di GRATITUDINE,solo velati da un pò di tristezza e di molta pietà.Pietà solo per lui!Bianca2007

Anonimo ha detto...

Non sono daccordo che chiudere "gli esercizi commerciali del corpo " sia un passo avanti anzi , questa azione ha permesso di avere una prostituzione senza regole , poca igene e organizzazioni criminali subdole che garantiscono protezione alle venditrici di corpo.
Comunque caro lupo non credo sia giusto paragonare la conquista della 194 , legge sacrosanta, con la legge Merlin , la quale ha permesso di umiliare ancora di piu' le donne che vengono sfruttate e addirittura mal" menate " dai propri protettori se non raggiungono la cifra giornaliera stabilita .
Le donne di cui sopra non hanno nulla a che vedere con le prostitute casalinghe o studentesse le quali si prostituiscono solo per fare una vita piu' agiata diciamo senza rinuncie . Questa puntalizzazione l'ho fatta per far capire che le donne " sfruttate " dai protettori sarebbero piu' al sicuro , con una normativa ben precisa , sia sotto il profilo della dignita' che igenico . Le belle casalinghe o studentesse che vendono il loro corpo per fare una vita piu' agiata , non saranno mai " strumenti " per le organizzazioni criminali ma sarebbero semplicemente delle" evasori fiscali " al femminile .

Anonimo ha detto...

Considerato quello che accade nelle strade, forse varrebbe la pena legalizzare e tassare la professione.Potrebbe essere un metodo anche per rompere la schiavitù dei "prtettori" e degli schiavisti.
luigi

lupo42 ha detto...

Cari amici, mi pare che le vostre considerazioni siano interessanti e pertinenti: sono quindi contento di poter precisare alcuni aspetti. Anzitutto, quando ho affermato essere eticamente riprovevole il solo pensare di ripristinare una forma legale di prostituzione, non volevo essere così tranchant come forse sono sembrato. Esprimevo una mia personale idea, che confermo, ben sapendo che l'argomento è difficile e scottante e che su di esso ci sono tanti punti di vista diversi, tutti ugualmente meritevoli di approfondimento.
MARI'
s'avvicina di più a come la penso io, quando osserva che i mali della società (e la prostituzione ne è un esempio) crescono e dilagano proprio se lo Stato è assente o impotente, ritenendo quindi che "legalizzare una piaga sociale equivale ad una resa del sistema".
ROMA-FABRIZIO
si sofferma un po' a descrivere ciò che succede per le strade di Roma invase da prostitute e trans, facendo notare la “povertà” di questo triste spettacolo. Mi pare che egli nei suoi due interventi colorisca con una certa aura “romantica” l'atmosfera delle vecchie case chiuse, di cui peraltro ha una conoscenza mediata dai film e dai romanzi, come il sottoscritto. Su questo punto mi piace, peraltro, sottolineare quanto poeticamente raccontato da BIANCA2007: interessante, no ? Roma-Fabrizio non trascura l'innegabile contributo fornito da quelle signore alle fantasie sessuali dei maschi adolescenti, e qui lo seguo, tuttavia non può non riconoscere lo squallore dei cosiddetti quartieri a luce rossa diffusi in tante città del nord Europa. A tal proposito, avendo un paio d'anni fa visitato quello di Amsterdam, ammetto che la nostra “dirittura morale” potrebbe venire annacquata, diciamo così, da una sorta di goliardica curiosità o stuzzicante divertissement. Ma si sa, la carne è debole ! Roma-Fabrizio concorda inoltre con quanto dice MARCOPILOTTO, e cioè che fra le donne che si vendono ci sono anche quelle che lo fanno non perchè “fisicamente o psicologicamente costrette o perchè economicamente disperate, anzi”. E cita il caso di studentesse, casalinghe, ecc. le quali si offrono per libera scelta (per soldi in genere). Ovviamente, è vero, c'è anche questo aspetto da considerare. Aggiungo: potrebbe essere probabile persino che alcune ragazze, ad es. della Romania, esercitino la professione già nel loro paese e vengano in Italia perchè qui si guadagna di più ! L'ho detto fin dall'inizio che il problema è molto complesso.
BUBA e DICOLAMIA
non mi hanno sorpreso più di tanto col loro deciso giudizio a favore di una regolamentazione del mestiere più vecchio del mondo. Infatti so che parecchie donne (tra cui mia figlia) la pensano a questo modo: piuttosto del miserevole spettacolo offerto dalla prostituzione di strada, piuttosto dei papponi e della delinquenza, molto meglio legalizzare il tutto, quartieri a luce rossa o case chiuse vanno comunque bene, comprese le tasse per lo Stato che ha sempre bisogno di introitare danaro. Meglio il male minore, questo è il senso, dato che è vana utopia sperare di poter eliminare questa bruttura. Non so se questa posizione mi convince del tutto, tuttavia mi rendo conto che le donne, essendo in genere molto più pratiche di noi uomini, certe volte magari vanno per le spicce ma raggiungono un risultato.
BIANCA2007
capisco e condivido il suo sapere di non sapere, e mi piace la coloritura sentimentale che dà alla questione (di per sé innegabilmente rozza). Ella anche questa volta ci colpisce con “gli occhi erano chiari e limpidi e pieni di gratitudine” !
MARCOPILOTTO
ovviamente non c'è un legame diretto fra Legge Merlin e progresso civile, e forse mi sono espresso male. Io volevo semplicemente approfittare della ricorrenza cinquantenaria per mettere in evidenza come il percorso compiuto dalle donne nel nostro Paese, sia stato un grande progresso civile e sia avvenuto passando anche attraverso la chiusura dei casini, perchè no ? E' vero, alla fine si trattò di “liberare” forse 3000 donne e di chiudere meno di 300 case, dunque poca cosa numericamente parlando, ma di enorme significato, secondo me. Del resto, già nel 1949, nella Convenzione O.N.U. per la Soppressione del Traffico di Persone e lo Sfruttamento della Prostituzione "ANCHE SE LA VITTIMA E' CONSENZIENTE" si trovavano precisi suggerimenti nel senso della chiusura, per tutti gli Stati. Comunque sia, il voto alle donne fu dato nel 1946, la proposta di chiudere le case risale al 1948 per concludersi 10 anni dopo, poi vennero il Sessantotto e la stagione delle lotte per l'emancipazione femminile (nuovo diritto di famiglia, introduzione del divorzio, legalizzazione dell'aborto, fecondazione assistita). Un bel progresso ed una notevole crescita civile ! Altro ancora servirebbe, certo, per dare maggiori diritti e più libertà alle donne (quindi anche a noi). In quest'ottica, a me parrebbe un arretramento il semplice “nascondere” la bruttura: sarebbe un po' come se a Napoli si togliesse dalla vista la monnezza, senza però riciclarla correttamente; o come se nelle nostre città si pensasse di eliminare il problema dei clandestini e dello spaccio di droga soltanto col sigillare le palazzine degli extra-comunitari, come hanno fatto in Via Anelli a Padova. Siamo tutti d'accordo, mi pare, sul fatto che non si possa più tollerare la prostituzione di strada così come si è venuta formando in Italia, perchè è immorale e indegna di un paese civile. Ma siamo sicuri che sia più degno “organizzarla” in qualche modo, per ripulire le strade, non avere più tra i piedi puttane e tutto il contorno e così tacitare le coscienze ? Il traffico delle prostitute però rimarrebbe, lo sfruttamento anche, e allora ? Io penso che si debba compiere una grande opera di prevenzione, collaborando con i paesi stranieri coinvolti, e di repressione della delinquenza legata al mercato del sesso. Uno stato che si rispetti e sia autorevole, deve anche ricorrere alla forza e reprimere con durezza quando gli altri mezzi non bastano. Per prima cosa occorre stroncare lo sfruttamento di qualsiasi tipo, delle donne come dei lavoratori. Ma qui il discorso si allargherebbe al campo dei diritti in generale, e non dovremmo parlare soltanto delle sex-workers, problema che può parere a prima vista meno drammatico. Se ne potrebbe discutere su un prossimo post, non è il caso di farlo ora qui in sede di commenti: vi anticipo ciò che dicono molte ONG impegnate sul fronte dei diritti umani, ossia che paradossalmente le iniziative contro il traffico delle persone (vera moderna tratta degli schiavi) si concentrano più sulla necessità di eliminare la prostituzione e l'immigrazione piuttosto che sulla difesa dei diritti umani.
Ma tornando a noi, concordo col fatto che la prostituzione non è tutto, che ci sono altre manifestazioni (pubblicità, media) e che oggi una donna può "vendere" il proprio corpo in modi anche più riprovevoli. C'entra assai poco con l'auspicata emancipazione femminile il fare commercio di se stesse o “prestarsi a operazioni di marketing”. Interessante e simpatico l'accenno alle ragazze vestite, più sexy di quelle scosciate (e qui c'è piena intesa con Roma-Fabrizio).
SCHEGGIA
è sulla linea di coloro che vedono nella “deregulation” della prostituzione la causa dell'enorme crescita del degrado sociale e dello sfruttamento. E' difficile dargli torto, ma io continuo a pensare che colpevole è stata soprattutto l'Autorità statale, la quale non ha saputo controllare il fenomeno quando esso iniziò a degenerare paurosamente, soprattutto con l'immigrazione clandestina. E come spesso succede, quando si lascia degradare qualcosa fino alle estreme conseguenze, poi è difficile recuperare la situazione. Anch'io ritengo ben altro discorso quello delle casalinghe e/o studentesse che si prostituiscono per permettersi qualche lusso in più: queste sono “puttane” e ... basta !
Mi sembra che, volendo trarre una conclusione e considerando anche l'ultimo commento di GOBETTIANO, la maggioranza degli intervenuti vede nella regolamentazione del fenomeno un modo per combattere degrado e sfruttamento. Inoltre è a favore della tassazione fiscale per le sex-workers: vuoi vedere che, dopo tutto, ci troveremo a guadagnarci anche qualche euro ?
Ciao e grazie. Lupo. (chiedo scusa per essere stato prolisso).

Anonimo ha detto...

LUPO,
tu non sei mai prolisso.Semmai offri a noi spunti e motivi per saperne di più! Grazie e buon week-end.Bianca 2007

Anonimo ha detto...

Si deve lottare contro l'intolleranza, non contro le case di tolleranza.
Sono sfruttati pure i braccianti in nero, ma non credo se ne possa dedurre di abolire il lavoro dei campi.