giovedì 25 marzo 2010

Incredibile, ma vero (1980vs.2010)


(immagine ricavata dal sito maestroalberto)

Resto ogni volta stupito nel constatare l'enorme progresso che si può riscontrare nel settore dell'Information Technology, sia per l'hardware che per il software.

Mi pare ieri, quando per archiviare 20 GB di dati servivano sottosistemi a dischi come quello riportato nella foto ... e beati coloro che li avevano a disposizione! E' vero: sono passati trent'anni, dunque non è poco. Ma, se lo stesso progresso si fosse realizzato in campo medico, mi chiedo: dove saremmo arrivati oggi ? E' difficile fare confronti, lo so. Infatti la scienza (così anche la tecnologia) progredisce talvolta a salti, senza rispettare cadenze precostituite, come magari noi gradiremmo.

Per restare alla medicina, mi sa che negli ultimi decenni, dopo gli antibiotici, non è stato trovato niente di veramente decisivo nella cura delle malattie. La chirurgia, al contrario, sembra fare passi da gigante, no ?

Lupo.

sabato 13 febbraio 2010

E' sempre la stessa storia



"Qualcosa mi è sfuggito".
Così s'è espresso il capo della Protezione civile.
Anche Bertolaso deve stare più attento, accidenti ! E guardarsi la patta dei pantaloni, perchè è forse da lì che è avvenuta la fuoriuscita !
Lupo.

domenica 17 gennaio 2010

Consigli per gli acquisti


Caro presidente, lasci stare palazzo Pisani-Moretta, mi creda. Non è adatto a lei. Infatti è famoso per due cose, entrambe troppo lontane dalla sua natura: gli spot pubblicitari e la festa mascherata del Doge a carnevale.
Provi a vedere se è in vendita Ca' Dario, quello giusto per lei. Lo compri senza indugio. E' magnifico e porta fortuna !
Lupo.

domenica 10 gennaio 2010

Gli schiavi di Rosarno


Parliamoci chiaro. Altro che problema di immigrazione: qui il vero problema è la mancanza dello Stato, anzi, come ha detto ieri sera l'on. Casini nella trasmissione "Che tempo che fa", il fatto che lo Stato è morto !
Mi illudevo che dopo gli avvenimenti di Castel Volturno la situazione fosse cambiata, ma è proprio vero che al peggio non v'è mai fine.
Trovo molto interessanti, stamattina, le osservazioni di Barbara Spinelli su LaStampa.it in questo pezzo che fin dal titolo (Se questi sono uomini) rinnova una eco tremenda.
Buona domenica.
Lupo.

giovedì 7 gennaio 2010

Cercando un po' d'allegria

Sono venuto in possesso, per una felice combinazione, della seguente comunicazione (una raccomandata A.R.) inoltrata dall'amministratore di un condominio qualche tempo addietro. La nota tende evidentemente a fornire assicurazioni circa un presunto problema, una bega come ce ne sono tante in un normale condominio. Posso garantire che lo scritto è autentico, davvero !
Mi scuso per la qualità, ma non sono bravo con lo scanner. Si può comunque ingrandire la schermata o il carattere con la funzione zoom o simili. Ecco il testo:

Mi chiedo: nell'ipotesi che ai posteri restino soltanto documenti di questo genere, che idea potrebbero essi avere della nostra cara lingua italiana ? Mi auguro che un frutto tanto "gustoso" non sia il prodotto di istituzioni scolastiche, ma delle doti innate di cui madre natura fu generosa elargitrice con l'estensore dello scritto. M'è venuto spontaneo il confronto con quest'altro esilarante esempio di nobili virtù letterarie, magnificamente interpretato da due mostri sacri della comicità quali furono Totò e Peppino. Per chi volesse farsi ancora una risata, ecco il video:




Buon divertimento.
Lupo.

martedì 5 gennaio 2010

Riesce ancora a dividere


Prima c'era stata l'ubriacatura per gli scrittori americani. Leggevo di tutto, senza un ordine nè un criterio. Tutto quello che potevo recuperare, soprattutto tramite il passaparola: da Steinbeck a Dos Passos, da Faulkner a Saroyan, e naturalmente Hemingway. Venivo a conoscere così un continente inesplorato nel quale mi introducevano i vari Vittorini, Pavese, Pivano ecc. Fu un periodo bellissimo quello, sui quindici-sedici anni. Debbo confessare che però dedicavo del tempo anche ad un genere meno "buono", vedi il giallo ed il poliziesco ... e non sempre si trattava di Chandler !
Qualche tempo dopo, sui diciotto, fui preso da improvvisa passione per l'esistenzialismo o dovrei dir meglio per l'ambiente di Saint-Germain-de-Prés e per la gente che animava la vita culturale e intellettuale di Parigi e che s'ispirava a Sartre, Prévert, de Beauvoir e così via. Come si poteva resistere al fascino delle "caves", di Juliette Greco, di Miles Davis, di Boris Vian ? Anche negli anni seguenti hanno esercitato notevole presa su di me i caffé letterari della rive gauche parigina, i bistrots, i boulevards al tempo degli esistenzialisti.
Tornando a bomba, il mio preferito era Albert Camus: i suoi "Lo straniero" e "La peste" li giudicavo superiori a "La nausea" di J.P.Sartre. Al di là del valore letterario delle opere, e con tutti i limiti della mia giovane età, mi piacevano la sincerità di Camus (s'era definito ricco soltanto di dubbi, abituato alla solitudine del lavoro e al conforto delle amicizie), le sue modeste origini, la contraddittorietà, le prese di posizione contro lo stalinismo e la guerra e non ultimo il fatto che un po' tutti gli davano addosso, da destra e da sinistra. D'altra parte, per quanto avevo capito leggendo appunto La peste, forse Camus era l'unico a vedere nell'amore e nella solidarietà tra gli uomini una strada per superare l'angoscia del vivere, la disperazione dell'esistenza, mentre il vero esistenzialismo ateo era senza speranza.
J.P. Sartre mi pareva troppo cerebrale, troppo "intellettuale". Ma ognuno di noi ragazzi aveva le sue preferenze: ad esempio, per dirne una, ricordo che il mio carissimo compagno Gigi fece una mezza malattia per Merlau-Ponty, tanto che durante le nostre passeggiate sotto i portici, prima di cena, ci intratteneva amabilmente sul primato della percezione e sul rapporto tra struttura e significato ... Beh, comunque sia, ieri mi son tornati alla memoria quei giorni del periodo ante-maturità proprio a motivo della ricorrenza della morte di Albert Camus: infatti sono 50 anni che l'écrivain pied-noir se ne è andato a causa di un incidente automobilistico, il 4 gennaio 1960. Scorrendo i giornali on-line qua e là risulta chiaro (come del resto titolava LaStampa.it di ieri) che, a distanza di mezzo secolo dalla scomparsa, Albert Camus ancora divide, e non solo la Francia: segno che era un uomo ed uno scrittore "vero", autentico, non una moda !
Poichè in alcuni blog che leggo è già stato trattato l'argomento Camus, mi limito a citare soltanto alcune frasi del discorso ufficiale che egli tenne a Stoccolma alla consegna del premio Nobel nel 1957. In tale occasione egli disse, parlando del ruolo dello scrittore "il ne peut se mettre aujourd'hui au service de ceux qui font l'histoire : il est au service de ceux qui la subissent."
E più avanti "... l'écrivain peut retrouver le sentiment d'une communauté vivante qui le justifiera, à la seule condition qu'il accepte, autant qu'il peut, les deux charges qui font la grandeur de son métier : le service de la vérité et celui de la liberté."
A proposito di "grandezza", un confronto con l'odierno spettacolo italiota, in cui dominano nani e ballerine (col GF ed Isole varie) è forse proponibile ? Non per buttarla sempre in politica, ma mi viene in mente un'altra frase di Camus, la quale dice più o meno "gli uomini che hanno in loro la grandezza non entrano in politica.".
Lupo.