D'improvviso mi ritrovo all'inizio del Corso, dalla parte della scalinata, proprio sotto il loggiato del Palazzo Comunale. Mi guardo attorno e non vedo nessuno. Strano, c'è sempre qualcuno in questo slargo, fermo a leggere le locandine esposte di fianco all'edicola o a scambiare due parole con i commercianti sulla soglia delle botteghe. Guardo meglio tutt'intorno, ma non c'è segno di vita. Neanche un cane, in senso letterale. Ma la gente, dov'è ? Inizio a dirigermi verso il Bar, volgendo la testa qua e là per capire cosa succede, perchè è proprio strana la situazione, non c'è che dire. Mi accorgo che l'atmosfera non è la solita e nemmeno la luce è normale, sembra un crepuscolo ma non è ancora mezzogiorno. Fa quasi freddo, come la mattina del 15 febbraio '61, poco prima dell'eclisse totale di sole. Rabbrividisco stringendomi nelle spalle e continuo a camminare lentamente. Osservando meglio, noto che le facciate degli edifici lungo il Corso, da ambo i lati, sono molto degradate come se mancasse da tempo immemorabile la necessaria manutenzione: intonaci scrostati, mattoni smossi, infissi cadenti. Non solo. I muri dei palazzi paiono anche intrisi d'umidità, come quando un violento acquazzone scaraventa di traverso secchiate d'acqua. Eppure, a guardare il cielo non si capisce se e quando sia piovuto. Oggi non so leggere questo cielo che non ha colore. Anche la via è disastrata: il selciato sconnesso, ingombro di polvere, rifiuti, cartacce. Tutto è immobile e silenzioso entro le mura. Non un alito di vento. Mi fermo un momento. Tendo l'orecchio, ma non colgo rumori venire dai campi circostanti, come invece capita d'estate, allorchè per il profondo silenzio ti svegli nel pieno della notte e puoi distinguere suoni lontani a te familiari. Chissà perchè, mi viene di pensare ad un set per film western da molti anni inutilizzato, solo che qui hanno costruito coi mattoni mica col legno. Ma dai, cosa c'entra questo, siamo in un paese medievale, caspita ! Cosa sta succedendo, allora ? Mi sembra siano passati mille anni dall'ultima volta che ci son stato, e già mi figuro le rovine dei quartieri nuovi del paese, che di sicuro potrei vedere se solo spingessi lo sguardo oltre le mura. Un giorno, con qualcuno, avevo sentenziato che la parte più vecchia del paese, quella medievale, bene o male rimarrebbe in piedi anche dopo mille anni, e quasi mi sento soddisfatto dell'esattezza della mia previsione. Non mi sbagliavo, dunque, visto che sto camminando in un centro storico tutto sommato ancora conservato dopo secoli di abbandono. Ma perchè è avvenuto tutto questo ? Immagino che l'abitato, per qualche misterioso motivo, sia stato lasciato da tutti i residenti. Vorrei conoscerne la causa: un'epidemia, una catastrofe naturale, una guerra forse ? Mentre continuo a camminare il respiro si fa veloce e corto, il cuore inizia a dolere, ma non posso fare altro se non proseguire fin quasi al termine del Corso e poi prendere la stradina laterale sulla destra, che porta alla casa dei nonni. Qualcosa mi spinge ad avvicinarmi al portone, come se entrare in quella casa sia il vero scopo del mio essere qui, ora, spinto da una sorta di richiamo o desiderio che non posso contrastare, ma che non mi fanno violenza. Ancora pochi passi e potrò suonare il campanello. Ormai sono proprio di fronte al portone verde scuro bisognoso di una buona riverniciata, ma ancora solido e resistente. E già sta scendendo in me una calma totale, il respiro torna nella norma ed il cuore mi s'allarga in petto. Di colpo il disagio è scomparso, adesso sto meravigliosamente bene. Ed ecco che dall'interno della casa giungono suoni e voci che mi paiono quelli allegri e caldi delle feste di Natale. Ma come ... chi può esserci dentro, non ho forse visto che il paese è deserto e senz'anima ? Certo la mia é un'impressione, in realtà sono io a volere che in casa ci sia qualcuno. Non può essere che così, del resto tutto è proprio strano, oggi ! Vedrai, fra un attimo spingerò il pulsante ma poi nessuno verrà alla porta per farmi entrare. Eppure, ora le voci sono più forti e quasi riesco a distinguerle. Meccanicamente pigio il pulsante ed ecco, le voci cessano, come se un direttore d'orchestra abbia ordinato loro di tacere. Il portone s'apre piano, con quel suo particolare cigolio a intermittenza (lo fa sempre nonostante le ripetute oliate del nonno) ed allora dalla soglia subito li vedo, mentre il vociare riprende vigore. Eccoli, finalmente: sono tutti lì, sulla scala che dall'ingresso conduce di sopra alle camere da letto. Sono la mia famiglia ! Stanno seduti in ordine sparso occupando quasi tutti i gradini. E guardano verso di me, con occhi luminosi e allegri. Appena entrato ho modo di apprezzare la luminosità ed il calore dell'ambiente, che di solito è piuttosto freddo. Si vede che hanno acceso il camino, come a Natale, e tenuto aperta la porta della cucina per diffonderne meglio il tepore. E' chiaro che mi aspettavano da un po', si vede benissimo. Infatti sorridono salutandomi, mi chiamano e mi si fanno incontro col più caloroso affetto. Sono tutti i miei parenti, proprio tutti, non manca nessuno. Sembrano persino più belli di com'erano quando li lasciai, e sono raggianti. Ma dov'erano andati ? Dov'ero andato io ? Non importa, non mi chiedo più nulla perchè ormai è chiaro che essi attendevano proprio me ed ora sono felici ch'io sia giunto. Anch'io sono felice d'essere tornato a casa e sento la mente sgombra e l'animo leggero. E capisco, infine, qual è il motivo del mio essere lì in questo strano giorno. E quietamente mi lascio abbracciare.
Verso gli ottanta/13
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