Qualche giorno fa Il Sole-24 Ore Domenica ha lanciato una sorta di "gioco" fra i lettori, non un sondaggio come quelli che tutti i giorni troviamo sulla stampa on-line, ma un tentativo di trovare quel qualcosa che ci unisce, quel carattere o valore o simbolo in grado di rappresentare l'unità nazionale (se esiste). Per meglio inquadrare il problema e facilitare in certo modo la collaborazione dei lettori che sarebbero intervenuti con il loro commento, il giornale ha richiesto preliminarmente ad alcuni dei suoi tradizionali collaboratori di esprimersi nel merito. Il tutto si può trovare sul Il Sole-24 Ore. Con i miei modestissimi mezzi vorrei provare anch'io a compiere un'analoga operazione, non senza aver prima chiarito il significato del termine "valore" che oggi è un po' sulla penna e sulla bocca di tutti, usato spesso con disinvoltura ed in modo errato. In questo caso mi faccio aiutare dal bello scritto del prof. Zagrebelsky su La Repubblica del 22 u.s. dal titolo "Valori e diritti nei conflitti della politica" nel quale il costituzionalista chiarisce il significato autentico dei concetti di "principio" e "valore" di cui noi, appunto, ci serviamo indistintamente come se indicassero la stessa cosa. Ma non è così. Semplifico al massimo l'illustrazione di Zagrebelsky. Il "valore" è qualcosa che deve valere, dunque rappresenta un bene finale, per il raggiungimento del quale è giustificata qualsiasi azione, è totalizzante e "tirannico" (nel senso che soltanto uno dei valori in conflitto prevale). Il "principio" invece è un bene iniziale, è normativo rispetto all'azione, non è totalizzante e assolutistico (si dice che i principi si possono bilanciare). Dice il prof. Zagrebelsky che è più difficile ragionare per principi, ma è quello che ci chiede la nostra Costituzione: ad esempio ognuno di noi vuole la libertà ma anche la giustizia, la democrazia ma anche l'autorità e così via. Altra considerazione interessante: chi agisce "per valori", ossia si ispira all'etica dei valori, spesso è dogmatico e intollerante, chi al contrario agisce "per principi" sa di dover essere tollerante. L'articolo poi, da queste premesse di carattere generale scende alle discussioni di oggi sui temi cosiddetti eticamente sensibili (aborto, rianimazione dei feti, ecc.) e dimostra come nella questione dell'aborto ci siano due esigenze di tutela, due principi, il diritto della donna e del concepito, e quando i due diritti entrano in collisione e dunque il problema che si presenta è gravissimo, non si può agire con intolleranza cercando la soluzione solo da un lato, ma si devono considerare "tutti i principi coinvolti". Cioè, di nuovo, occorre ragionare per principi e non per valori. Se qualcuno è interessato a scorrere l'intero articolo lo può trovare qui.
Vengo all'argomento principale del post. Non mi va di parlare in negativo, quindi tralascio le affermazioni del tipo "ci unisce la mancanza di valori" oppure "i nostri caratteri distintivi sono il il trasformismo e la slealtà" o frasi del genere. Dunque, se devo ricercare qualcosa che ci unisca veramente in positivo e rappresenti una specie di tessuto connettivo di noi Italiani, non riesco a pensare se non ai seguenti due simboli: il primo è l'attaccamento alla casa, proprio nel senso di mura, solidità, sicurezza. Per essa facciamo di tutto, siamo disposti a qualsiasi sacrificio, e non c'è differenza fra Nord e Sud o fra città e campagna. La casa per noi significa moltissimo, significa ad es. anche famiglia e legami affettivi e penso che questo "bisogno" ci unisca, in qualsiasi regione si viva. L'altro carattere che ci contraddistingue è la diffusa presenza del patrimonio artistico-culturale che ci siamo trovati in eredità, direi meglio, la consapevolezza di possedere questa ricchezza, che poi è la nostra vera storia, dato che come Nazione ne abbiamo una ancora tutta da "farsi". Sono curioso di sentire il vostro parere al riguardo e vi ringrazio in anticipo del vostro intervento. Buona giornata. Lupo.
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