Come è ormai noto anche ai più distratti fra noi, il giornalista di origine egiziana Magdi Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera ed impegnato da tempo con articoli e libri in una critica piuttosto decisa nei confronti dell'Islam più integralista, è stato battezzato da Sua Santità Benedetto XVI in S. Pietro durante la Messa del Sabato Santo. Allam è giunto alla decisione di convertirsi e di farsi cristiano, abbandonando la religione musulmana dei suoi avi, nella quale evidentemente non si riconosceva più. Dati la visibilità mondiale della cerimonia ed il fatto che a somministrare i sacramenti sia stato lo stesso Pontefice, subito si sono scatenati i commenti in tutto il mondo, a partire dai principali quotidiani on-line. Non ho nessuna intenzione di aggiungermi alla lunga lista dei commentatori, limitandomi solo a sottolineare il coraggio dimostrato dal giornalista in questa sua decisione, non scevra di ulteriori rischi per la sua persona. Desidero invece parlare di un film-documentario che ho visto per caso il pomeriggio di Pasqua su Rai 3, dal titolo "Primo giorno di Dio". Forse quella di Domenica era la prima di tre puntate: non ho informazioni precise al riguardo. E' stata una bella sorpresa, che ho veramente gustato e che mi ha fatto riflettere sull'importanza della scuola, della sua identità e della sua ragion d'essere, specie in una società globalizzata come la nostra. Il regista Gualtiero Pierce ha detto di essersi ispirato al film "Essere e avere" di Nicolas Philibert, realizzato in una piccola scuola multiclasse della provincia rurale francese. La storia è molto semplice: il regista vuole mostrare ciò che pensano i bambini della religione e come viene loro insegnata. Dunque siamo a Roma, primo giorno di scuola, e le troupe riprendono in tre differenti classi (cattolica, israelita e musulmana) i bambini con i loro insegnanti di religione, che sono Francesca, Giuditta e Sami, nel primo approccio con alcune importanti e difficili tematiche religiose. E' molto interessante notare la dolcezza, anche e soprattutto dell'Imam Sami, con la quale gli insegnanti avvicinano i piccoli allievi, aiutandoli con esempi tratti dall'ambiente familiare, con la semplicità delle parole e sempre con molto affetto a comprendere concetti come accoglienza, bene, peccato, diavolo, creazione, rispetto, Dio, ecc. C'è un continuo rimbalzo fra le tre comunità, dunque le immagini mostrano alternativamente i bambini della classe islamica alle prese con i versetti del Corano da mandare a memoria e con il rito delle abluzioni prima dell'ingresso in Moschea, i piccoli ebrei che imparano le parole sacre del catechismo ed evocano il giorno della penitenza (lo Yom Kippur), quelli della classe cattolica che cercano di spiegare alla maestra chi secondo loro assomiglia di più a Dio o cantano danzando in cerchio un rito di ispirazione ebraica .... Il tutto con grande spontaneità, come se nessuno si accorgesse della presenza della cinepresa. Dal film viene una lezione di pace e armonia che andrebbe colta, soprattutto in questi anni in cui più facilmente prevalgono motivi di odio razziale e religioso, proprio fra coloro che sono seguaci delle tre grandi fedi monoteiste, che dunque hanno le stesse radici. Ecco, penso che ci vorrebbe un po' della spontaneità, dell'apertura di cuore, del candore e della sincerità che anima i piccoli di qualsiasi paese e credo religioso, fino a che non vengono corrotti dal male di vivere. Il film termina con la seguente scena: si vedono tre allievi, uno per ciascuna fede, che a lezione finita confluiscono in un parco pubblico e si lanciano gioiosamente a giocare insieme su una piccola giostra, senza problemi di integrazione o di differenze etnico-religiose. E' un bell'insegnamento, non c'è che dire, un omaggio al dialogo inter-religioso ed al multiculturalismo. Ma secondo me è anche una decisa sottolineatura della figura del maestro e dell'importanza dell'insegnamento in generale. E' dalla scuola infatti che può venire l'educazione alla pace, a quella che si chiama "democrazia sostanziale", tenendo conto che nel processo educativo si rivela decisivo il comportamento di colui che, per i piccoli allievi, incarna i "valori dell’umanesimo" da trasmettere. Certo, si potrebbe obiettare che il regista Gualtiero Pierce ci mostra tre scuole confessionali e che magari sarebbe meglio far vedere come funziona l'insegnamento laico delle religioni in una scuola pubblica ovvero l'insegnamento della convivenza civile fra diversi. E' vero forse, ma a mio parere è comunque educativo porre in luce la spontaneità di bambini di diversa cultura e diverso ambiente religioso, che non vivono ancora il clima della "vera" religione. Purtroppo, in futuro, molti di loro perderanno questa meravigliosa purezza di sentire, soprattutto per colpa nostra. Tutto ciò traspare dal bellissimo film-documentario sul quale ho ritenuto opportuno spendere qualche parola.
Cordiali saluti a tutti. Lupo.