lunedì 14 gennaio 2008

L'articolo di Ezio Mauro su Repubblica

Gli operai di Torino
diventati invisibili

di EZIO MAURO

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/thyssen-mauro/thyssen-mauro.html

4 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Lupo, mi chiedo dove sia iniziata la follia del non considerare più essenziale il lavoro manuale. Dove l'ideologia, nella sua scomparsa ha determinato questo falso fattuale e chi, me compreso, per disattenzione ha lasciato che succedesse? I metalmeccanici, non gli unici operai, nella loro aristocrazia e identità, quanto hano vissuto di un passato che evolveva? Tema per la fiom, uilm, fim, che non hanno saputo socializzare il nuovo che accadeva all'interno della fabbrica e quanto del vecchio diventava invece, devastante nel sistema paese, quando interi pezzi di competenze venivano ceduti e chiusi. Molti disattenti, pochi perdonabili, il tema adesso è che fare, comer riportare al centro la questione del produrre e della sua incidenza nell'economia del paese. Come sai mi occupo di insediamento di impresa, ma quello in cui trovo più difficoltà, è vendere il nostro paese come opportunità. Ecco un bel tema di riflessione: noi siamo una opportunità oppure siamo già usciti dai circuiti internazionali del produrre. Qualche risposta personale la proporrò nel mio blog, ma la cosa mi appassiona e ci torno su aldilà del pericolo di noia. Che dici, noi vecchiotti, possiamo anche insistere, no?

roma fabrizio ha detto...

Nel drammatico contenuto dell'articolo c'è molto che racconta di altruismo, amicizia, fatica, dolore e passione. Io non conosco il mondo degli operai, ma mi affascina. Credo essi siano delle persone molto legate tra loro con una straordinaria condivisione di una vita particolare. Gli americani hanno fatto dei bellissimi film con protagonisti gli operai: quelli dei cantieri edili di NY o quelli delle grandi fabbriche e non era difficile, specialmente da ragazzo, ispirarsi a loro. I caschetti, le divise, le birre fredde nell'ora di pausa, il pub dove ci si incontrava la sera...In Italia gli operai sono stati per molti anni rompicoglioni (perchè marciavano con le bandiere rosse nelle vie centrali di Roma, Torino, Milano...), poveracci (perchè condannati ad un misero stipendio ed una vita di stenti), "terroni" (nel senso dispreggiativo del termine perchè la stragrande maggioranza di loro veniva dal sud), brutti (perchè anche in qualche film italiano così venivano ritratti). In questo racconto così vivo e così terribile non si possono non amare. Il problema di fondo è sempre lo stesso: tanto clamore al momento del "bisogno" e scarsissimi provvedimenti per il futuro. Se un operaio specializzato, a quarantasei anni, deve cambiare lavoro perchè la fabbrica chiude, cosa potrà cercare? Questo è solo un esempio della precarietà del nostro sistema che penalizza sempre figure professionali come queste che in altri paesi ispirano il carattere di moderni eroi.
Anche per loro la politica non risponde. Se al convegno del PD non c'era un operaio è perchè il PD non li rappresenta. Al PD conviene parlare di operai e dei loro diritti in un minuto alla Tv e rappresentare ben altre categorie. E così vale per gli altri partiti. Continuo a dire che il nostro male è la politica. Attenzione, non tanto perchè i politici hanno i privilegi e guadagnano molto ecc., ma perchè la politica non è in grado, oggi, di comprendere racconti come questi e permettersi il lusso di piangere. La politica è un male, porta con se il virus dell'indifferenza e del desiderio del potere e del comando e la capacità superlativa di fingere e dire bugie. Ricordo che i parlamentari di recente si sono aumentati il loro stipendio di 200 euro. Che bello sarebbe stato conoscere quanto avrebbero potuto DARE a quelle povere e giovani vedove. Dico "DARE" più che fare. DARE!!!
A volte è necessario che siano proprio le cose materiali ad essere donate, più che le parole di cordoglio, le medaglie e le lodi in pergamena.
Continuano a morire operai e continueranno ancora, così come continuerà la spazzatura e così come continueranno i suicidi, le depressioni e gli omicidi in famiglia...ma a loro non gliene frega nulla, perchè se vuoi fare carriera in politica e garantirti i privilegi per te e per i tuoi figli, per tua moglie e spesso per l'amante, non devi LOTTARE affinché queste cose non accadano mai più...devi solo essere convinto di PREOCCUPARTENE.
Viva gli uomini veri, come quelli della Thyssen, gente che umilmente e faticosamente produce, perchè sa che è il suo dovere e vuole farlo bene anche rischiando la vita!

Roma Fabrizio

lupo42 ha detto...

Alcuni di noi si stanno chiedendo in queste tristi giornate di metà gennaio come riuscire a rendere ancora centrale nella nostra economia il "fare", il "produrre" e come dissolvere la nebbia che in questi ultimi decenni ha reso invisibile la classe operaia. Bella domanda ! E anche molto problematica per uno come il sottoscritto, abbastanza ignorante in fatto di meccanismi di produzione industriale e cose simili.Tuttavia leggo qualcosa, sento taluni ragionamenti qua e là, dunque credo d'aver messo a fuoco qualche concetto, che ora cerco di riepilogare. E' innegabile che tutto ciò che va sotto il nome di "finanza" abbia finito col prevalere nei confronti del mondo della produzione, della "fabbrica", e determinato enormi cambiamenti sia nella struttura del lavoro che nella vita stessa degli operai. Abbiamo potuto constatare, credo, che piano piano essere un operaio è divenuto una specie di indicatore di povertà e di subalternità, fin quasi a vergognarsi per dover vestire la tuta, altro che “aristocrazia” ! Eppure, come ha fatto rilevare qualcuno, l'Italia è ancora un paese con tanta produzione industriale (come la Germania). Ma ciò non importa, il lavoro operaio decade e si marginalizza, a tal punto che ormai nell'immaginario l'operaio conta sempre meno, anche socialmente. Si è passati dall'eccesso di operaismo (a tal proposito mi vengono in mente certe lotte, francamente estreme, di alcuni gruppuscoli nei primi anni settanta per la settimana lavorativa di 27 ore) alla situazione opposta, fino al dissolvimento di un'intera classe. Tutto questo è dipeso in gran parte dalla modernizzazione e dal fatto che si sono introdotti nuovi macchinari, i computers, la robotica, passando dal fordismo tipo Modern Times (ricordate Charlot ?) a meccanismi produttivi molto più moderni e avanzati, che hanno profondamente modificato la nostra industria manifatturiera. Alle conseguenze di tale passaggio, di per sé epocale, bisogna sommare l'effetto stravolgente della delocalizzazione, che tutti abbiamo avuto sotto gli occhi qui in Veneto e che ha condotto i vari industriali piccoli e meno piccoli a trasferire all'estero, nei paesi dell'est dove il costo della manodopera era molto conveniente, tutta la produzione tranne il “core-business”, almeno questo dicevano. Col risultato di espellere dalle fabbriche decine di migliaia di lavoratori, specie quelli meno qualificati, ed abbandonare interi capannoni. D'altra parte, a ben guardare, a partire dagli anni ottanta anche lo status di molti cosiddetti “colletti bianchi” ha subito una trasformazione clamorosa, concentrata soprattutto nell'Information Technology: ed è stranamente significativo che oggi si definiscano gli addetti all'informatica come la nuova classe operaia ! Ma nel caso del lavoro intellettuale, secondo me, la perdita di status dipende almeno in parte dalla “fregola” per il pezzo di carta (il diploma non basta, ci vuole la laurea e magari il master) che ha colpito le famiglie italiane, spingendole a compiere talora immani sacrifici per far studiare in massa i propri figli. Ed il risultato lo vediamo quotidianamente: tanti giovani sottopagati, frustrati, spesso senza mezzi per realizzare la propria vita, mentre magari le aziende cercano inutilmente sul mercato i tecnici specializzati che la scuola non fornisce più. Ma questa è un' altra storia, penso, su cui varrebbe la pena di fare un approfondimento a parte. Tornando ai nostri operai ed alla tragedia che Gad Lerner ha definito come “una Superga operaia maturata nell'isolamento sociale” non dobbiamo dimenticare, come ha sottolineato il sociologo Luciano Gallino, la gravosità ed i pericoli del lavoro in una fonderia, per il ciclo h24, per i turni pesanti e l'ambiente molto difficile, specie quando le logiche imprenditoriali hanno di fatto marginalizzato la fabbrica. Ma proprio qui sta il punto, da quello che ho capito: tutto ciò deriva dalla globalizzazione, magica parola con cui oggi il potere ci fa accettare qualsiasi cosa. Ci spiega perchè dobbiamo essere contenti di ricevere paghe da puro sostentamento, di non avere un futuro per i figli, uno straccio di sicurezza adesso per le famiglie e domani per la vecchiaia, e così via. Ci spiega perchè è cosa buona e giusta che dopo le “fusioni” aziendali centinaia di dipendenti siano costretti ad uscire dal mondo lavorativo (si pensi a certi istituti bancari) o perchè la sanità degli USA è migliore della nostra pur costando cara ai pazienti (!) o perchè bisogna fare la guerra ma, per carità, il petrolio non c'entra..... E ci mette gli uni contro gli altri, ci fa litigare per l'immigrazione e per la sicurezza dei cittadini che pagano le tasse, mentre la politica politicante discute inutilmente di laicismo, riforme e scatta d'orgoglio (dimenticando la “monnezza”) se qualcuno si permette di definirci un paese in declino. E intanto la gente, rincoglionita dai media e dalla pubblicità, si indebita per i telefonini e le vacanze last-minute.
Ma, come è già stato detto e ripetuto, la tragedia più grande è che, una volta spenti i riflettori, alla ThyssenKrupp ed agli operai bruciati vivi nessuno penserà più.
Grazie per la pazienza e scusate l'inadeguatezza delle mie parole.
Ciao. Lupo.

Anonimo ha detto...

L'articolo di Ezio Mauro ha suscitato in me forti emozioni, di solidarietà, di partecipazione ad una tragedia umana, di dolore, di sdegno e di rabbia. Penso che ogni persona con un minimo di sensibilità civile non possa restare indifferente a tutto ciò, al di là dell'impatto emotivo iniziale che poi magari finisce là e non produce risultati concreti, risposte precise, in primis da parte della politica. Già la politica. Impegnata ora a preoccuparsi se i magistrati sono solo dei persecutori irresponsabili e se la nuova legge elettorale dovrà essere alla francese o alla tedesca..perchè è impensabile che un partito da 1% resti escluso dal gioco, eh no!
La gente è stanca, spaesata, espasperata da una realtà così difficile e da una politica sempre più lontana dalla realtà.
Il mondo economico si è trasformato enormemente negli ultimi decenni (e questo è un dato imprescindibile che non si può ignorare) e l'analisi di Lupo chiarisce molto bene le dinamiche complesse che ne sono alla base.
Qualcosa forse è inevitabile, la modernità è inarrestabile, ma la modernità senza progresso, senza una vera redistribuzione del reddito e delle risorse...può essere molto pericolosa e distruttiva. E questo è sotto gli occhi di tutti, in Italia come nel resto del mondo.

Facciamo che questi poveri ragazzi non siano morti invano!